La Spezia, 31 ottobre 2015 - Il 2016 potrebbe essere l’anno della svolta, quello destinato ad imprimere un’accelerata all’idea che da tempo cova sotto la cenere: trasformare in museo un sommergibile dismesso e trovargli una collocazione, insieme fisica e ideale, nel cuore della città che i sommergibili li produce e che attorno al mondo della subacquea si è costruita una fama di capitale mondiale di ricerca e operatività. I ‘dettagli’ dell’operazione, che anche il nostro giornale ha sposato come ‘battaglia’ per la valorizzazione del territorio, sono ancora da definire, a partire dall’individuazione della stazione appaltante fino alla definizione dell’iter burocratico. Ma un punto fermo c’è: il Comune è disponibile a investire risorse in un progetto che, sostiene il sindaco Massimo Federici, sarà «una delle carte da giocare per dare una spinta importante al cambiamento in corso. Un ‘attrattore’ capace di rafforzare l’offerta turistica della città, soprattutto se inserito in quel contesto ‘naturale’ e suggestivo che è l’abbinamento tra Arsenale e Museo Navale».
Sindaco, in cosa consiste l’impegno della sua giunta?
«Nel 2016 voglio che il Comune investa risorse importanti nella musealizzazione del ‘Da Vinci’. Un investimento che potrebbe arrivare fino al milione di euro, oltre ad eventuali ulteriori risorse provenienti da possibili finanziamenti europei o del ministero della Cultura».
Pensate di dare corpo al progetto elaborato dalla studentessa del Polo Marconi che sulla musealizzazione del ‘Da Vinci’ ha costruito la propria tesi di laurea?
«La tesi di Priscilla Bertelli e gli studi degli architetti Gianfranco Ricco e Daniele Neri sono una solida base di partenza».
L’elaborazione progettuale di Priscilla prevede un investimento che sfiora 1,8 milioni di euro.
«Infatti. Penso che lo sviluppo del Museo Navale, con la realizzazione di un grande parco dedicato alle tecnologie subacquee, debba diventare il progetto primario della città. Mi rivolgo quindi alle realtà dotate di possibilità di investimento affinché non disperdano energie e risorse e convergano su una leva di sviluppo forte e originale, capace di generare lavoro, crescita e riconoscibilità internazionale per la città».
A quali realtà si riferisce?
«Mi riferisco, in particolare, ad Autorità portuale e Fondazione Carispezia, ma anche a Fincantieri, che proprio qui costruisce i suoi sottomarini. E alla Regione».
Ci sono stati contatti anche con privati?
«Non ancora».
Con un contributo di queste dimensioni il Comune si candida comunque ad avere un ruolo di regìa nell’operazione.
«Il Comune vuole essere protagonista della gestione del futuro Museo. Il nostro investimento sarà finalizzato soprattutto a garantire copertura economica alle spese per la realizzazione delle fondamenta, che saranno particolarmente solide, dovendo ospitare un oggetto che pesa 1.100 tonnellate. Serviranno poi interventi di bonifica e fruibilità molto impegnativi».
Dove sarebbe collocato?
«La studentessa del Marconi ha pensato a una collocazione nei pressi del Museo Navale. Probabilmente il Da Vinci dovrà invece essere sistemato, sempre nella striscia a ridosso del viale Amendola, ma più vicino a Porta Sprugola. E comunque in un contesto di collegamento con il Museo Navale, a sua volta interessato da un progetto di ampliamento che nelle sue linee guida ha già incassato la valutazione positiva dello Stato Maggiore».
Quale sarà il ruolo della Marina nell’operazione?
«La Marina, non solo per ovvie ragioni, ma anche per le sue nuove visioni moderne e innovative non può che avere un ruolo da protagonista. Anche il Polo, con il suo presidente Dino Nascetti, sarà partner organico al progetto. Già ora ha in disponibilità il Da Vinci e sta utilizzando un contributo del Comune di 20mila euro per i primi studi e interventi propedeutici».
E sul fronte ministeriale ci sono stati riscontri?
«Nel corso di un mio recente viaggio a Roma ho avuto modo di parlare anche con l’ad di Difesa Servizi, Fausto Recchia. Ed è stato un colloquio interessante e positivo».