
Ivan Vitale Lazzoni, protagonista della monografica ‘Big Sur Painting Series’
Nato a Sarzana nel 1981, Ivan Vitale Lazzoni domani, alle 17, inaugurerà nella meravigliosa cornice della Fortezza Firmafede la sua mostra monografica che racchiude i lavori artistici degli ultimi vent’anni. Ad accompagnarlo in quel giorno così importante saranno due amici e artisti, profondamente legati a Sarzana: l’attore pluripremiato Jonathan Lazzini e il bluesman di lungo corso Andrea Giannoni. ‘Big Sur Painting Series’, questo il titolo della mostra ispirata al romanzo di Jack Kerouac e maturata nell’artista durante il periodo della pandemia, che vedrà esposte circa 60 opere di Ivan Vitale Lazzoni, tra nuova metafisica e paesaggi astratti che contengono sempre un richiamo alla realtà. Un viaggio nell’io interiore di Ivan che non si definisce "né leggero né semplice" e che è felice di essere arrivato al traguardo della monografica in età adulta perché più libero da sovrastrutture rispetto a 10 o 15 anni fa.
Ivan, come è nata la sua passione?
"Non so dirlo, c’è sempre stata. La mia vena artistica è stata colta sin dalle elementari, le maestre avevano consigliato a mia madredi mandarmi a una scuola di arte e già a 8 anni avevo una pubblicazione con la Giunti. Ho frequentato il liceo artistico a Carrara, che allora non era ben visto ed etichettato come un luogo per ribelli, e un quegli anni ricercavo il realismo figurativo e il tecnicismo, quindi puntavo a fare le cose molto bene tecnicamente, ma non mi sentivo mai soddisfatto o appagato".
Poi cos’è successo?
"Finito il liceo ero convinto di non avere bisogno dell’Accademia, pensavo di avere già tutte le competenze necessarie per poter vivere d’arte, ma nella realtà non riuscivo a farlo. Sono andato all’estero, ho fatto diversi lavori e ho pensato di abbandonare, ma in qualche modo la mia indole tornava sempre a emergere, qualsiasi cosa facessi". -
C’è stato qualcosa in particolare che l’ha fatta tornare sui suoi passi?
"Ho deciso di tornare a Sarzana e l’incontro con Augusto Bartolomeo Bellotto, artista molto conosciuto, è stato illuminante. Mi faceva stare nella sua bottega e a lui devo molto perché non solo mi ha insegnato tantissimo, ma è su sua spinta se poi ho deciso nel 2003 di iscrivermi all’Accademia delle Belle Arti. Lì ho conosciuto il professore e artista Omar Galliani, persona straordinaria che ci faceva lezioni a Pietrasanta, dove si respirava arte".
Poi è arrivata Milano...
"Sì, avevo la fissa per il design e quasi per gioco ho inviato un progetto per ottenere una borsa di studio allo Ied. L’ho vinta. Ho deciso di andare perché non avrei mai potuto permettermi quella retta e dopo la laurea mi è stato anche proposto di insegnare lì. La chiamata però non è arrivata o meglio, è arrivata dopo sei mesi, ma per un posto da assistente, con uno stipendio da fame che non mi consentiva né di vivere a Milano né di dipingere. Così ho deciso ancora una vola di tornare a Sarzana, dove ho aperto il mio studio".
Com’è andata?
"Era il 2013 e Sarzana viveva estati molto attive, ma durante l’inverno si trasformava in un cimitero. Nel 2015 ho dato vita a Spazio Vitale, poi nel 2016 ho conosciuto Luca Nannipieri, grande critico e curatore della mia mostra". Arriviamo a oggi. Come vive il fatto di poter esporre proprio nella sua città?
"Con grande emozione, questa è la mia prima mostra del tutto giusta. Sono stato felice di ricevere la chiamata dell’assessore Giorgio Borrini e ho accettato con piacere di esporre alla Fortezza, che per me, essendo vissuto a Porta Romana, rappresenta un po’ una culla. Una bella opportunità in una splendida cornice, per cui ringrazio tutti coloro – Comune, Confcommercio e sponsor –, che l’hanno reso possibile".