
Una personale di Maraboshi alla galleria Menhir di via Manzoni
Cesare Maccioni, in arte Maraboshi, ha iniziato a dipingere nel 1988, dopo la morte di suo padre. "Non pensavo allora alla pittura come percorso formale e compositivo – spiega l’artista spezzino – ma come un modo per far affiorare il non detto e il non risolto attraverso immagini e sfuggendo al senso delle parole". Maraboshi inaugura oggi, alle 18, la sua personale alla galleria Menhir di via Manzoni 51, ‘Variazioni sul segno’. La sua prima mostra è datata 1991, alla galleria spezzina Il Minotauro. "Erano lavori fatti a spatola ed il titolo dell’esposizione era ‘Il campo dei sogni’. Piano piano la pittura, in senso ampio, è diventata il centro della mia esistenza". Dal 1993 al 1998 ha vissuto a Roma con uno studio in Campo de’ Fiori, ma sono tante le esperienze all’estero (Stati Uniti e Messico, principalmente) esponendo in diversi spazi senza, però, volersi legare a nessun gallerista. "Verso la fine degli anni ‘90 – prosegue – ho iniziato l’avventura intellettuale più importante della mia vita con il gruppo Eliogabalo. Ed alla pittura si è aggiunto un percorso di filmmaker e documentarista". Cita, a questo proposito, ‘Da Alberto Grifi a Blob’, che racconta (in parte) la figura di Alberto Grifi (con il quale ha condiviso un’amicizia profonda), uno dei padri del cinema sperimentale italiano. "Per me la pittura è occupazione dello spazio formale in modo informale e mi piace che il colore manifesti la propria identità e libertà. Negli ultimi dieci anni ho lavorato sull’elaborazione di un segno duale, che trae spunto dalla filosofia di Plotino e tutt’ora continuo a lavorare su questo segno grafico, che sta caratterizzando fortemente la mia identità pittorica". Maraboshi è un grafico digitale, fotografo e ama lavorare con la sua voce. "Ho dedicato un anno della mia vita nell’elaborazione, nella drammaturgia e nella memorizzazione di un testo, la cui genesi ha origine da due libri (‘Rumore bianco’ e ‘Cosmopolis’) di uno dei miei scrittori preferiti, Don De Lillo".
m. magi