"Una piattaforma d’affari per l’industria militare"

L’ottava edizione di Seafuture porta con sé anche le critiche di quella parte del mondo associazionistico e civile che ritiene che la manifestazione abbia perso la propria identità originaria, diventando un evento rivolto esclusivamente al comparto industriale militare e alla vendita di armi. "Con la guerra che imperversa in Europa e i tanti conflitti diffusi nel mondo – spiega Giorgio Pagano, presidente di Mediterraneo, una delle associazioni che ha aderito all’appello del comitato ’Riconvertiamo Sea Future 2023’ – l’Italia, come prevede la Costituzione dovrebbe promuovere iniziative di pace. Invece nulla di tutto questo si fa. Seafuture è a tutti gli effetti una mostra militare navale, promossa dal comparto industriale militare come piattaforma d’affari per le aziende del settore. Questo è un mutamento radicale rispetto al Seafuture degli inizi. Nel 2009 io non ero più sindaco ma l’ho sempre seguita e apprezzata perché era una sorta di fiera internazionale dedicata alle tecnologie civili inerenti al mare, per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale. Poi, nel corso del tempo, è progressivamente avvenuta una trasformazione. Sea Future dovrebbe essere un grande evento culturale rivolto alla città e ai giovani. Se il comparto industriale militare vuole organizzare un evento per gli affari militari lo faccia, seguendo le normative internazionali e nazionali, ma il Sea Future dovrebbe essere una cosa separata e tornare alla visione originaria".

Mc Sab