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Il gruppo di lavoro che ha lavorato al documento inviato alla Regione e al ministero
I promotori l’hanno definita senza mezzi termini una "lotta per la sopravvivenza", perchè vivere nell’entroterra è sempre più difficile, se non impossibile: lupi e cinghiali che predano quotidianamente allevamenti e aziende agricole, lo stop alla caccia imposto a causa della Peste suina africana, lacci e lacciuoli della burocrazia che anzichè avvantaggiare chi decide di ’resistere’ sul territorio, penalizzano. Temi contro i quali la protesta che da tempo stava convando nella vallata, è sfociata nelle scorse settimane in un documento ufficiale arrivato a Genova e a Roma. Risultato? Nella prima metà di marzo il gruppo di lavoro costituito a difesa dell’area interna Val di Vara – nato sulla spinta del sindaco di Zignago, Simone Sivori, e di altri amministratori della vallata – sarà ricevuto dalla Regione e dal ministero delle Politiche agricole: il primo appuntamento il 3 marzo a Genova con il vicepresidente, Alessandro Piana, il 13 a Roma con il viceministro Luigi Teramo.
"Siamo soddisfatti, portare le nostre richieste a Roma e a Genova era il primo obiettivo, ora speriamo in risposte concrete" dice il sindaco di Zignago, Simone Sivori. Il documento, già votato a Zignago e, nei prossimi giorni, a Levanto, è netto. "I titolari delle aziende agricole, già eroici date le condizioni e il territorio in cui si trovano a svolgere la loro attività, sono ormai allo stremo, poiché ogni giorno sono messi alla prova dalla presenza sempre più massiccia di fauna selvatica – si legge nel documento arrivato a Roma e a Genova –. Con l’arrivo della peste suina, è stato introdotto il divieto di caccia e sono state messe in atto regole assurde che hanno di fatto cancellato la stagione venatoria. Altro aspetto critico delle aree interne è rappresentato dai maggiori costi che i residenti locali devono sostenere rispetto agli abitanti delle città, sia a causa dei prezzi dei beni di prima necessità, sia a causa delle spese di viaggio che gravano su pendolari, studenti e lavoratori".
Nel documento si evidenzia che "la conseguenza è un ulteriore aggravamento del fenomeno dello spopolamento perché molte famiglie decidono di trasferirsi nei centri urbani a valle, in particolare i giovani, tant’è vero che i pochi abitanti dei centri abitati delle aree interne sono ormai prevalentemente composti da pensionati e anziani".
Matteo Marcello