"Così come l’Arsenale militare della Spezia aveva un tempo la funzione di costruire, preparare e riparare le navi; io vedrei bene oggi la città assolvere alla stessa funzione: preparare i grandi vascelli della cultura, gli imponenti bastimenti della ricerca scientifica, artistica e culturale". È con una felice metafora che Guido Tonelli, fisico al Cern di Ginevra, professore emerito all’Università di Pisa e oggi membro del comitato scientifico che promuove la candidatura della città della Spezia a capitale italiana della cultura 2027; sceglie di rappresentare il ruolo che la città alla quale è affezionato ha rivestito e ancor più rivestirebbe se insignita di questo titolo.
"Quella tradizione di preparare gli strumenti del futuro – spiega il professor Tonelli – che la città della Spezia ha avuto nel suo passato e ha portato avanti grazie all’Arsenale militare e alla cantieristica, la si può ritrovare oggi in un’epoca in cui cultura e conoscenza sono le grandi risorse di questo secolo. Se nel ‘900 i paesi che possedevano petrolio, acciaio, carbone e materie prime erano quelli attorno ai quali ruotava il mondo intero; in questo XXI secolo il mondo ruota intorno a chi conosce, a chi domina la conoscenza e la cultura è una parte di quest’ultima. Quindi, che proprio alla città a cui sono affezionato venisse riconosciuto il ruolo di essere per un anno l’emblema di questo atteggiamento, sarebbe una cosa meravigliosa".
Ritornando alla metafora dei vascelli spezzini, c’è un comune denominatore che unisce tutti quelli che già dal porto della Spezia sono salpati prendendo il largo: "Le tante persone – continua Tonelli – che dalla Spezia si sono trasferite nelle grandi città italiane o all’estero hanno portato con sé qualcosa che le accomuna, in particolare un po’ di autoironia unita a una certa indole di intraprendenza per le sfide anche più complesse: nel mio caso la sfida è stata la ricerca scientifica".
Alma Martina Poggi