È stato tra i primi a chiedere dimissioni e voto anticipato. Il presidente della commissione antimafia incardinata in seno al Consiglio regionale, lo spezzino Roberto Centi, non ha risparmiato giudizi trancianti, parlando, nelle dichiarazioni rese a caldo, di una Liguria che finalmente si libera da una "cappa di potere indecente". Certo, con il passare delle ore sono emersi nuovi profili, a partire dal coinvolgimento dell’ex sindaco di Porto Venere Matteo Cozzani, accusato di corruzione elettorale e di aver agevolato affiliati a Cosa Nostra. E quindi, a bocce ferme la sua opinione sul terremoto giudiziario che ha decapitato la governance della Regione se possibile si appesantisce ulteriomente.
Presidente, cosa pensa del quadro che emerge dalla lettura degli atti di indagine?
"Direi che siamo di fronte a un intreccio molto pericoloso tra politici, imprenditori e amministratori del territorio. Colpisce la pervasività di un sistema diffuso. E poi, ovviamente, colpisce il tenore delle accuse mosse a Cozzani, l’idea cioè che una figura di rilievo del panorama politico locale e regionale possa aver agevolato gli interessi di un clan mafioso per procacciare voti a vantaggio della lista Toti".
La commissione antimafia è stata mai messa al corrente della presenza di membri di un clan mafioso a Genova?
"Sapevamo dell’esistenza di una comunità riesina sul territorio, ma certo non avevamo contezza della presenza di esponenti di un mandamento, quello del clan Cammarata. D’altronde, la commissione non ha funzioni inquirenti".
Qualcuno in seno alla commissione ha mai avuto sentore di una possibile collusione tra ambienti politici e mafia?
"Partiamo dal presupposto che, per ammissione della stessa direzione distrettuale antimafia, mentre il fenomeno di infiltrazioni di stampo ’ndranghetista è in Liguria molto diffuso – da questo punto di vista la situazione è grave in tutte e quattro le province, sia pure con caratteristioche diverse – la presenza di Cosa nostra è invece minoritaria. Per il resto è nota dai tempi dell’inchiesta Teardo una certa tendenza delle mafie ad acquisire pacchetti di voti e a metterli sul mercato. Anche in Liguria. Ma noi in Commissione, oltre all’analisi dei dati investigativi a disposizione e all’audizione degli inquirenti, non possiamo andare. Ripeto, non abbiamo potere di chiedere chi e dove. Per cui il terremoto giudiziario delle ultime ore personalmente mi ha colpito tantissimo".
Al di là delle piste investigative a carico di Cozzani, il quadro che emerge dalla lettura dei capi di accusa è quello di un collaudato sistema per mettere a frutto il voto di scambio.
"Ferruccio Sansa, in occasione delle Regionali 2020, mise in campo complessivamente 50mila euro. Il presidente Giovanni Toti durante la stessa campagna elettorale ha beneficiato invece, attraverso la Fondazione Change, di finanziamenti molto più cospicui. La legge su questo parla chiaro: quelle raccolte dovrebbero essere erogazioni liberali, e invece, almeno stando a quanto emerge dal quadro accusatorio, in alcuni casi avrebbero avuto un corrispettivo nell’elargizione di favori".
Quindi? La soluzione è un ritorno al finanziamento pubblico ai partiti?
"Nessuno più di me ha in disprezzo le degenerazioni dell’epoca di Tangentopoli. Ma nella situazione attuale vince solo chi ha i soldi oppure chi ha modo di farseli dare, magari in occasione di cene di gala che prevedono adesioni a suon di 400 euro a botta. Il sistema così come è concepito è iniquo. Ma se fissiamo paletti che consentano a tutti di competere alle stesse condizioni, e se applichiamo controlli serrati sulla filiera delle spese, arginando i rivoli correntizi, personalmente non sono contrario al finanziamento pubblico ai partiti".
Poi c’è la questione morale...
"La questione morale che riguarda tutti i partiti, o almeno parte di essi, e che viene allegramente sottaciuta o mascherata con il garantismo di facciata. Il garantismo dovrebbe servire a proteggere i deboli e non dovrebbe essere un’arma nelle mani di chi vuole restare impunito. Il significato di certe parole d’ordine dovrebbe essere ridiscusso, anche in seno a certa sinistra".