
Duecentottanta miglia in 58 ore, ad una velocità media prossima ai 5 nodi. E’ la galoppata a vele spiegate di un purosangue dei mari, da Biserta a Gaeta, sulla rotta del nuovo corso dopo la parentesi del sequestro per le malefatte dell’ultimo armatore, il faccendiere romano Gabriele De Bono. Così lo yacht a vela d’epoca Lulworth, classe 1920, 46 metri di lunghezza, che per circa 10 anni - dopo il restauro a Viareggio commissionato dall’armatore olandese che lo strappò all’oblio e il varo attraverso un bacino dell’Arsenale della Spezia – dal 2006 al 2016, fu di casa alle Grazie, impreziosendo l’insenatura e i raduni di vele d’epoca, fino all’addio conseguenza della sopraggiunta vendita a De Bono che cercò di far perderne le tracce per sfuggire alla giustizia che stava smascherando il suo patrimonio (composto da ville, imbarcazioni e auto di pregio, tra cui Ferrari, Rolls Royce, Bentley e Jaguar) conseguenza di frodi fiscali. Il Lulworth - pezzo forte del tesoro, sequestrato nel 2017 a Biserta - è tornato ieri in Italia. E’ ora destinato a diventare una palestra formativa del personale del comparto navale della Guardia di Finanza presso la Scuola nautica di Gaeta diretta dal colonnello Diego Falciani.
In attesa degli sviluppi sui destini dell’unità proiettata alla formazione e alla rappresentanza - e ancor prima ad un restyling per il quale è già stato contattato l’architetto spezzino Stefano Faggioni che nel curò l’ultimo restauro - si impongono le risultanze investigative. Come ricostruito dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, De Bono, che aveva fittiziamente spostato la residenza dapprima nel Principato di Monaco e poi a Dubai, era a capo di un’associazione per delinquere che ha gestito una pluralità di società utilizzate per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 180 milioni di euro. Delle frodi di cui hanno beneficiato vari imprenditori interessati ad abbattere in modo significativo il reddito imponibile e costituire disponibilità di denaro occulte oltre confine.
Corrado Ricci