La Spezia, 12 settembre 2024 – «Contiamo di inaugurare il 30 ottobre. Anzi, dobbiamo – sottolinea – inaugurare il 30 ottobre". Il sindaco Pierluigi Peracchini ci accoglie al Teatro Civico insieme al direttore artistico Alessandro Maggi. L’obiettivo della visita è mostrarci come stiano procedendo gli importanti lavori che stanno interessando la struttura, iniziati il 6 giugno e che dovranno necessariamente terminare per quella data. "E così sarà", aggiunge Maggi. D’altra parte, sarà un vernissage in grande stile. "Dieci giorni di eventi, fra concerti e rappresentazioni, che si svilupperanno anche il 3, 5 e 9 novembre". Un concerto , uno spettacolo dedicato allo Spezia, per il resto top secret, in attesa delle ultime firme dei contratti. La stagione di prosa, poi, comincerà il 19 novembre.
La sensazione, quando varchiamo la soglia del teatro, è bella. Non si tratta di vedere il Civico ritinteggiato o con qualche stuccatura qua e là, come ci era capitato di constatare in passato. Intanto quel che è già stato fatto. Nei palchetti, tutti e tre i livelli, le poltrone tappezzate e con una nuova imbottitura, oltre al trattamento antitarlo (sono ancora incellofanate), mentre devono essere piazzati i nuovi parapetti. Grazie al Pnrr, due anni fa il rifacimento degli infissi (con doppi vetri) sull’antico telaio fanno da sfondo, così come i camerini, funzionali, ma sui quali il sindaco precisa apertamente: "Vorrei che facessimo anche lì un upgrade, che anche quelle stanze avessero più ‘sentimento’, maggiore personalità". Fa effetto vedere la platea e la galleria completamente vuote. Sembra quasi piccolo, un teatro che può ospitare oltre 900 persone.
La prossima settimana arriveranno le poltrone nuove (entro fine mese il posizionamento), con un’ergonomia tale da essere più comode di quelle sostituite e che hanno permesso di guadagnare una decina di centimetri nell’interfila. "Perderemo 20 posti – spiega Peracchini – ma avremo un banco regia fisso (che in precedenza era sistemato, all’occorrenza, nell’ultima fila, ndr.), e un maggiore comfort". Nel frattempo sono stati sistemati i magatelli, ovvero le strisce di legno a terra che servono per ancorare le poltrone e che hanno vincolato la collocazione delle sedute. Stanno, invece, ultimando i tendaggi: quando attraversiamo le stanze, c’è una persona che sta pazientemente cucendo le ultime rifiniture, mentre ci sono le impalcature ancora in bella mostra per lo smontaggio dei giganteschi drappi che incorniciano il palcoscenico. Lì verrà rifatto il quadro elettrico. Mentre verrà rimodulato l’impianto di riscaldamento, c’è pure la questione dell’aria condizionata, che è prevista, ma c’è ancora da ragionarci, al di là del fatto che si sta parlando di un sito storico e dunque unità, motori e tubi sono difficili da integrare. "Perché in alcuni teatri in cui è stata installata – riprende Maggi – sono stati costretti a fermarla durante gli spettacoli a causa del rumore. Disturbava troppo. Certo, c’è il vantaggio di poter sfruttare il teatro anche nella stagione estiva, però comunque abbiamo la disponibilità all’aperto".
Sono in undici del Comune a lavorare quotidianamente in teatro: sul palco sei (tre elettricisti e altrettanti macchinisti), poi tre negli uffici e due persone al botteghino che sono di Spezia Risorse. Naturalmente il dodicesimo uomo è Alessandro Maggi. "Per circa 200 giorni all’anno sono alla Spezia. Il mio rapporto con tutte persone che lavorano al Civico è stupendo. Se sei qui non esiste soltanto il lato professionale, ma una passione". E qualcuno degli operatori presenti ammette: "Ci teniamo più che a casa nostra". Ma lo sapevamo già, li abbiamo conosciuti nell’arco di decenni, loro, come altri che ormai sono in pensione, che hanno dedicato giornate (e serate) senza orario al Teatro Civico. C’è un buon profumo di legno sullo storico palco di 150 metri quadrati. È abete. Lo hanno levigato proprio gli operai interni, sarà ripitturato con vernice ignifuga (era già stato fatto nel periodo del Covid). "In due anni – conclude Peracchini – abbiamo speso per il Teatro Civico quasi due milioni di euro. Nessuno ha mai investito tanto in questa struttura, ma la scelta è stata facile: la qualità della cultura paga sempre".