La Spezia, 10 marzo 2024 – Meccanici navali, falegnami, operai specializzati, installatori, idraulici, cuochi e camerieri, steward, ingegneri, cablatori e carpentieri: sono solo alcuni dei profili lavorativi che si stanno ricercando in provincia e che non si riescono a trovare.
In totale sono 478 le posizioni aperte secondo gli ultimi dati che arrivano dal Centro per l’impiego, diverse delle quali prevedono un’assunzione a tempo indeterminato. Quale sia la ragione per la quale così tante aziende fatichino a trovare personale è difficile a spiegarsi.
Per quanto riguarda l’artigianato, un po’ per le leggi che non li aiutano, un po’ per un’ancestrale gelosia, molti ’maestri’ sono riluttanti a mettersi vicino dei giovani cui trasmettere la propria scienza. Se a questo si aggiunge che spesso tanti ragazzi che si avvicinano alle botteghe mancano di quell’indispensabile corredo di serenità e umiltà senza il quale non si può affrontare il quotidiano sacrificio di un lavoro artigiano, che non ha sabati né festività sicure, si arriva a capire meglio il quadro della situazione.
Ma la crisi di vocazioni riguarda anche altri settori. Che avesse ragione Tommaso Padoa-Schioppa, ministro dell’economia nel secondo governo Prodi, quando nel 2007 coniò il termine bamboccioni?
L’allora titolare delle Finanze puntò il dito contro dei "giovani pigri e svogliati, che preferivano rimanere attaccati alle sottane della mamma anche una volta raggiunta un’età dove un simile atteggiamento sarebbe poco conveniente".
Concetto ripreso nel 2012 da Elsa Fornero, ministro del lavoro nel governo Monti, che esortò i ragazzi a non "essere troppo ’choosy’, troppo schizzinosi, nella scelta dell’occupazione una volta usciti da scuola".
Un tratto di fragilità generazionale bisogna forse riconoscerlo, ma sicuramente c’è molto di più. Nel 2023 le imprese italiane non sono riuscite a reperire il 45,1% della manodopera necessaria, pari a 2.484.690 posti rimasti scoperti, con un aumento del 4,6% rispetto al 40,5% del 2022.
Le cose vanno peggio per le piccole imprese che nel 2023 hanno avuto difficoltà ad assumere il 48,1% del personale, e per gli artigiani la quota di lavoratori introvabili sale al 55,2%.
"Per colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro bisogna partire dalla scuola – dichiara Eleonora Landi, responsabile Ufficio formazione Confartigianato La Spezia –, superando la storica separazione tra le materie umanistiche e quelle tecniche, per preparare davvero i ragazzi ad affrontare con la propria testa un mondo in continua evoluzione. Nella provincia spezzina sono tanti i profili professionali ricercati, e i corsi di formazione che proponiamo possono essere una valida opportunità per imparare un mestiere".
Tante famiglie, spinte dal volere ciò che astrattamente identificano come il meglio per i propri figli, li indirizzano e quasi forzano verso un liceo o una facoltà universitaria. In diversi casi la scelta risente di questo condizionamento, e sono più i dolori che le soddisfazioni.
«Assistere nel modo corretto i giovani nel loro percorso di orientamento verso il lavoro - sottolinea Mario Gerini, presidente di Confindustria – è fondamentale. Proprio in questi giorni Termomeccanica Pompe Gruppo Trillium promuove un corso per montatore e installatore di macchine e impianti, mentre la Scuola nazionale trasporti ne organizza uno per operatore polivalente di terminal portuale: entrambe le iniziative prevedono impegni occupazionali da parte delle aziende, ma al momento sono molto lontane dal trovare il numero sufficiente di allievi.
Sono due esempi che ci portano a riflettere su quanti pregiudizi avvolgano ancora le professioni tecniche e su come queste idee preconcette condizionino i giovani e, soprattutto, le famiglie nelle scelte dei percorsi scolastici. Per questo Confindustria, più che in passato, è fortemente concentrata nello sviluppare un costante e continuo dialogo tra scuola e impresa per aiutare i giovani verso una concreta realizzazione del loro futuro".