Non ha sottovalutato l’avversario, non aveva assenze decisive, non veniva da un periodo negativo il Sassuolo. Lo Spezia ha battuto una squadra viva, vigorosa e in forma fisica e mentale. Questo è giusto sottolinearlo. Voleva dare uno strappo al campionato Fabio Grosso, ma la foga e la tensione, l’hanno pure portato due metri dentro al terreno di gioco per protestare su un ‘non fallo’ e così si è dovuto mettere in tribuna stampa ad urlare le sue indicazioni. Quando dopo una mezz’ora lo Spezia è passato dai 200 ai 180 all’ora, qualche metro l’ha pure guadagnato la capolista, ma è servita una palla inattiva per infrangere il muro aquilotto. Nella ripresa il ritmo è rimasto alto, inutile negarlo, magari si andava a 160, ma il Sassuolo si è comunque impiastricciato nell’impasto che Luca D’Angelo aveva plasmato. Sembravano, i giocatori ospiti, affondare nelle sabbie mobili, non appena provavano ad imbastire qualche trama. In ogni caso, dei 15 gol (sempre la miglior difesa del campionato) rimediati dagli spezzini, soltanto 6 (un’altra leadership) in 23 partite, sono stati subiti nei secondi tempi.
Che abbia, però, qualche difficoltà con le rivali dirette, il Sassuolo, l’aveva già evidenziato: nelle 11 partite prima del Picco, aveva ottenuto ben 10 vittorie e una sola sconfitta, guarda caso, con il Pisa, seconda forza di questa stagione. Torniamo, però, al 2-1 di venerdì sera e a qualche spunto. Ma si deve davvero, quindi, trovare qualche difetto dopo una vittoria così? La difesa a zona sui calci d’angolo è ormai cosa conclamata, però quando Mulattieri stacca alle spalle di Mateju per segnare l’1-1, ha vicino a sé un altro compagno, anch’esso libero di staccare, mentre Wisniewski è davanti al ceco, a raddoppiare gli spazi insieme a Hristov. Basta così. Fermiamoci qui e lo affrontiamo giusto perché ha fruttato il gol avversario. Per il resto, i 10mila del Picco hanno assistito ad una gara bellissima. Non stravinta, perché l’antagonista era colmo di giocatori importanti e il successo dà ancora più gusto. Non è servito neanche cambiare modulo al Sassuolo, dal 4-3-3 al 4-2-3-1, per tentare di mettere in difficoltà gli aquilotti. Con ordine, hanno continuato a ragionare, a sfruttare le fasce, garantendosi l’imprevedibilità con i continui cambi di Elia e Vignali, tra interno ed esterno, o con la veemenza di Reca, tornato sui suoi livelli dopo un mese e mezzo rallentato, mentre Bandinelli sfruttava ogni zona in orizzontale, per poi affondare negli spazi. Di Salvatore Esposito c’è poco (o tanto?) da dire, perché i suoi standard ormai sono quelli, elevatissimi, e i 4 subentrati non hanno fatto calare livello e tensione agonistica. Passaggio a parte per le punte che hanno sofferto più di tutti la direzione di Piccinini. Un arbitro il cui operato può piacere o non piacere, perché non tutti amano il calcio ‘fisico’, come lui ha permesso, senza frammentare il gioco con fischi che, per molti, sono però più che legittimi. Pio Esposito e Di Serio hanno dunque saputo (e dovuto) ingaggiare delle contese accese con i difensori emiliani. E con che grinta. Il merito principale di Piccinini? Mantenere lo stesso metro di giudizio dall’inizio alla fine, senza errori, tenendo sempre in pieno controllo un match non facile.
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