Standing ovation per gli Aquilotti per il suo condottiero Luca D’Angelo. Un popolo intero viaggia a tre metri sopra il cielo, galvanizzato dal cammino straordinario di uno Spezia che fa sognare. Dopo due anni di sofferenze (la retrocessione del 2023, sintesi di errori in serie partiti dall’estate 2022 con la mancata conferma di un top come Thiago Motta, proseguiti in corso d’opera per l’intra stagione e una salvezza miracolosa agguantata all’ultimo tuffo lo scorso anno), tutti gli appassionati dei colori bianchi stanno tornando a riassaporare il piacere delle vittorie e delle ambizioni. È uno Spezia magico, che pur con tutti i debiti scongiuri del caso, assomiglia sempre di più a quello degli ‘Invincibili’ del 2000.
Ora come allora stessa voglia di vincere, un gruppo straordinario, giocatori con tecnica sopraffina e cuore caldo, un mister che è sintesi di competenza tecnica, tattica e umana, un ds come Stefano Melissano enciclopedia vivente e supporto costante, un pubblico a dir poco eccezionale che ha riempito il ‘Picco’ come ai tempi d’oro. Un’alchimia perfetta e vincente certificata dai numeri: unica squadra imbattuta in Serie B e nelle seconde serie europee, migliore difesa del campionato con soli 8 gol subiti, terzo posto in graduatoria in solitario, serie utile in campionato di tredici partite, che arriva a diciotto se si considerano le cinque gare dello scorso torneo. Mister D’Angelo e i suoi giocatori, con la sola eccezione di Nagy, continuano a tenere un profilo basso, traguardando l’obiettivo primario della salvezza: "Bisogna restare calmi e pensare partita per partita, mancano tante giornate alla fine del campionato, noi siamo la stessa squadra della stagione scorsa, in cui ci siamo salvati all’ultima giornata". Ma al di là delle dichiarazioni di facciata, è evidente che questa squadra abbia mezzi e possibilità per poter ambire a un traguardo più ambizioso. A un terzo del campionato i valori messi in mostra dalla formazione aquilotta non sono frutto del caso, ma conseguenza di un lavoro capillare che ha le sue fondamenta nella scorsa stagione ed è proseguito nell’attuale, un meccanismo perfetto che chiama in causa un’organizzazione tattica ad hoc (i tredici gol derivanti da calci piazzati sono il frutto di schemi provati a più riprese), una predisposizione naturale dei giocatori al sacrificio unitamente alla consapevolezza dell’onore e dell’onere di vestire una maglia gloriosa come quella dello Spezia, un bagaglio tecnico e fisico notevole dei protagonisti.
Per completare il cerchio e alimentare i sogni di grandezza servirebbe un sostegno e una vicinanza forte da parte della proprietà che, ragionando in un’ottica fredda di convenienza economica, avrebbe tutto l’interesse a sopportare il rischio d’impresa di andare avanti nella gestione, con l’apporto di ulteriori capitali per coprire la scontata perdita di esercizio che vi sarà a giugno 2025, avendo però poi la possibilità di recuperare tutto in caso di promozione in Serie A, con proventi che si aggirerebbero sui 40 milioni di euro. Ovviamente per alimentare questo disegno ambizioso, occorrerebbe accantonare le ventilate ipotesi di cessione e fare un’eccezione all’autogestione perché, come per ogni impresa che si rispetti, solo investendo si possono ottenere risultati vincenti. Per poter ambire alla promozione in Serie A, servirebbe ’blindare’ il gruppo attuale dalle prevedibili sirene di mercato di gennaio e, altresì, rinforzare eventualmente la squadra con un ulteriore difensore centrale e un centrocampista, al netto della cessione di Bertola che è più che una probabilità visto le difficoltà insite nel rinnovo.
Fabio Bernardini
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