La Spezia, 24 aprile 2012 - UN’ESERCITAZIONE di routine del team dei palombari di Comfordrag (Comando delle Forze di Contromisure Mine con sede nella base navale) ha portato alla localizzazione del relitto di un aereo adagiato sul fondo. E’ successo nei giorni scorsi, davanti alla costa ’aperta’ delle Nere (che ricade nel territorio comunale di Porto Venere). La «prova» dell’esistenza di una massa metallica l’ha data il sonar del veicolo sottomarino autonomo «Remus» mentre batteva l’area in questione per un test, interfacciato con un’unità di superficie. I sub hanno poi accertato che si trattava di un piccolo velivolo monoposto. Attorno ad esso un groviglio di reti da pesca, evidentemente ’tagliate’ dopo l’incoccio effettuato da qualche peschereccio a strascico, incoccio magari avvenuto ad una notevole distanza dal luogo di ritrovamento, dove poi sarebbe stato ’scaricato’, per porlo fuori delle rotte dello strascico stesso. Di certo, però, nessuna segnalazione è mai giunta, prima d’ora, all’autorità marittima.
Dalle fotografie scattate sul fondo dai palombari sono emersi i contorni dell’aereo che hanno dato il «la» alle ipotesi sulla tipologia di velivolo. «Si tratterebbe di un aereo Reggiane Re.2000, un caccia italiano sviluppato durante la seconda guerra mondiale e impiegato anche nella base di Sarzana». Così è stato scritto nel sito Internet della Marina Militare dopo l’interlocuzione con un ricercatore, Giampiero Vaccaro, di Piombino, interessato all’identificazione dell’aereo da parte di uno spezzino che era venuto a conoscenza del ritrovamento. Lui è Cristiano Ferrari, 43 anni, cugino del pilota Luigi Guerrieri che, il 16 aprile del 1943, durante un’esercitazione, a causa di un’avaria al motore, ammarò al largo delle Cinque Terre col suo ’caccia’, riuscendo a salvarsi. L’intuizione di Cristiano secondo la quale quello ritrovato dai palombari della Marina poteva essere il velivolo del cugino maresciallo (allora 27 enne, fratello del più famoso Amelio Guerrieri, volto noto della Resistenza spezzina) ha trovato conferma dai riscontri di Vaccaro, con il quale è in contatto da tempo per ricostruire la carriera militare del proprio congiunto.
«LA SCOPERTA del relitto da parte della Marina Militare apre un capitolo nuovo ed inimmaginabile a questa ricerca. Il ritrovamento dell’aereo potrebbe rappresentare un primo passo di un progetto ambizioso volto al recupero e al restauro dello stesso» sogna Cristiano, evidenziando come, insieme al riconoscimento del valore storico dell’aereo si potrebbe affiancare, col recupero, un omaggio alla memoria del cugino, Medaglia d’Argento al Valore Militare per le imprese compiute durante la Seconda Guerra mondiale. Luigi Guerrieri sopravvisse ai tanti combattimenti durante il conflitto ma, ironia della sorte, perse le vita nel 1946 durante un volo di collaudo a Galatina, in Puglia, ai comandi di un bimotore da caccia di costruzione americana; erano passati pochi giorni dallo storico referendum e il giovane pilota spezzino fu il primo Caduto dell’Aeronautica nella neonata Repubblica Italiana.
«INTANTO - dice Cristiano - vorrei ringraziare pubblicamente Gianpiero per gli elementi forniti. Essi hanno indotto la Marina Militare a correggere le prime indicazioni identificative del velivolo comparse nel sito, dato inizialmente per un «Reggiare Re 2002 Ariete»; come l’esperto ritiene, sulla base del materiale fotografico e documentale esaminato, si tratterebbe, invece, di un modello simile, ovvero il «Reggiane 2000» matricola 8281, proprio quello su cui era imbarcato mio cugino».
Il Re2000 veniva lanciato in volo dalle corazzate attraverso la spinta di una catapulta posizionata sul ponte per la difesa delle navi. «Quel giorno, il 16 aprile del ’43’, - racconta Cristiano - il motore ebbe un’avaria e Luigi Guerrieri, durante la rotta di rientro alla base di Sarzana, fu costretto ad un ammaraggio forzato. Con grande abilità, uscì indenne dall’incidente. Riuscì, infatti, a tuffarsi prima che l’aereo sparisse tra i flutti. Venne recuperato poco ore dopo dagli uomini del soccorso aereo partiti dall’aeroporto di Cadimare». Ora, passati 69 anni, la fortunosa localizzazione dell’aereo ed un sogno che... spicca il volo: «Recuperare il ’caccia’, per un futuro museale».
di Corrado Ricci
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