La Spezia, 23 novembre 2012 - «Mi ha salvato la vita, se non fosse stato per mia madre mi avrebbe ucciso. E’ lei che devo ringraziare: è come se mi avesse dato la vita una seconda volta. E’ riuscita a disarmarlo, rischiando la pelle..». Enrica Pomodoro, la giovane aggredita mercoledì dal marito Sami Jelassi con cinque coltellate nella centralissima via Buranco, ora sta meglio. E’ ricoverata nel reparto di chirurgia, dopo essere stata sottoposta a un intervento chirurgico per suturare le ferite, ma in cuor suo sa di essere scampata a una tragedia. Ha solo 23 anni Enrica, è ancora sotto choc, nonostante le amorevoli cure di medici e infermieri del reparto. Il suo pensiero va adesso alla figlia di 11 mesi e alla mamma che l’ha salvata.
In mano stringe forte un orsacchiotto di peluche che gli amici le hanno portato in ospedale. E mentre lo accarezza il suo sguardo ancora terrorizzato non si stacca da quel portafortuna. Gli occhi marroni sono spaventati e carichi di rabbia. Li alza per pochi attimi, poi li lascia cadere sul peluche come per dimenticare il male fisico e psicologico provato mercoledì sera. Ma di tanto in tanto si intravede un sorriso sulle sue labbra, avvolte da un leggero strato di gloss prestatole da un’amica. E’ il pensiero della sua piccola a darle la forza di andare avanti e di lasciarsi alle spalle un amore davvero tormentato.
Enrica e Sami si erano conosciuti cinque anni fa a Spezia, avevano iniziato a frequentarsi, poi il rapporto si era consolidato con il matrimonio celebrato in Tunisia. Abitavano in via San Martino, a Monterosso. Undici mesi fa la nascita della figlia, e da allora il mutamento nel comportamento del padre. «Non so proprio cosa gli sia scattato per la testa», dice quasi singhiozzando l’amica Daniela Colombo. «Era diventato possessivo, non voleva che nessuno guardasse la bambina», le fa eco Elisa Sassarini la socia del bar alimentari di via Roma, aperto il 20 febbraio del 2010 e per primo ‘rinato’ dopo l’alluvione: «Enrica aveva paura di quell’uomo, ma un mese fa aveva deciso di vederlo alla stazione di Monterosso per ritirare alcuni regali che Sami aveva portato per la piccola dal suo paese di origine».
Una creatura spensierata che mercoledì sera è stata protetta dalla bisnonna. E’ stata lei ieri mattina ad aprirci la porta di casa mostrandoci il luogo dove si è consumata l’aggressione. «Ho 86 anni — dice nonna Bruna —. Non mi sono mai trovata in una situazione del genere. Ho preso la bimba in braccio e mi sono chiusa nella stanza». Poi ci indica il divano dove Enrica si è accasciata e dove ieri mattina,<WC1> poco prima del nostro arrivo, la scientifica dei carabinieri ha terminato i rilievi. «Sembrava indemoniato». Anche lo zio Renato non riesce a trattenere la rabbia: «Perdono? Mai».
Laura Provitina
© Riproduzione riservata