Castagneto Carducci, 14 giugno 2013 - {{WIKILINK}}ILARIA LEONE{{/WIKILINK}}, uccisa a 19 anni la sera del primo maggio sopra a {{WIKILINK}}Castagneto Carducci{{/WIKILINK}}, e il cui cadavere venne ritrovato la mattina del 2 maggio, fu violentata prima di essere massacrata di botte e lasciata agonizzante nell’oliveta.
Sono giunti a questa conclusione gli ulteriori accertamenti svolti dai laboratori del Ris dei Carabinieri di Roma sui reperti acquisiti nel corso del minuzioso sopralluogo dei militari del nucleo investigativo livornese.
Gli esami biologici sulle tamponature eseguite sul corpo di Ilaria hanno evidenziato numerose tracce di liquido seminale geneticamente rincoducibili, senza alcun dubbio, ad {{WIKILINK}}Ablaye Ndoye{{/WIKILINK}}, 34 anni, il senegalese arrestato dai carabinieri il 3 maggio a Castagneto e accusato di aver ucciso Ilaria.
Il risultato, oltre ad aggiungersi al fatto delle copiose tracce ematiche di Ilaria che erano state individuate sui pantaloni che il senegalese indossava al momento del fermo, aggrava la posizione del giovane che però continua a negare ogni accusa. E confermano la ricostruzione degli investigatori che, coordinati dal pm Fiorenza Marrara, hanno sostenuto fin da subito che il movente dell’omicidio era di carattere sessuale.
Ilaria Leone quella sera del primo maggio aveva appuntamento con Ablaye Ndoye ed è stata ‘condannata a morte’ per essersi rifiutata di fare l’amore con lui.
IL RISULTATO del Ris rafforza anche l’ipotesi dell’autorità giudiziaria che quella notte, in località Piantoni, il senegalese ha agito da solo. Ablaye Ndoye, indagato inizialmente per tentata violenza carnale, da oggi è indagato anche per violenza sessuale. L’attività del Ris non è ancora terminata: si sta ancora lavorando ad altre richieste della Procura. I risultati completi sono attesi tra alcune settimane.
La notizia della violenza sessuale subita da Ilaria ha sconvolto i suoi familiari. Gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza che li assistono commentano: «I risultati non ci meravigliano. C’erano tutti i presupposti per sostenere l’ipotesi della violenza sessuale. Quella sera Ilaria non ha incontrato un amico, ma una bestia. Confidiamo nella Procura perché chieda il giudizio immediato. Un’indagine lunga andrebbe ad incidere sul dolore della famiglia di Ilaria».
Intanto Ablaye Ndoye conferma la linea del silenzio. Il suo legale Giovanni Porto lo ha incontrato mercoledì in carcere. Il giovane ha riferito all’avvocato che la sua versione dei fatti è quella raccontata la sera del 3 maggio quando è stato interrogato dal pm Marrara. Interrogatorio nel quale ha negato ogni accusa affermando di essere innocente. «Se vorranno tenermi qua in carcere per tutta la vita mi ci lascino, se vorrano farmi uscire mi facciano uscire. Non mi interessano i risultati degli esami: quello che dovevo dire l’ho detto al magistrato». E la prossima settimana il difensore andrà a ritirare ufficialmente la relazione del Ris.
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