Bizzarri a ruota libera: “Politica e comicità, che mix”

“Il miglior politico – ha detto il comico genovese – per me è quello che non comunica e che non usa i social: sta zitto e intanto lavora bene”

Lucca, 2 novembre 2024 – Anche Luca Bizzarri ha affrontato il palco dell’Auditorium San Francesco, per una chiacchierata con il giornalista e conduttore radio e tv Emilio Cozzi, sui temi del suo libro (e non solo) “Non hanno un amico“, dal suo omonimo podcast. Politica e comicità si stanno oggi mischiando pericolosamente? “E’ un problema – riflette Bizzarri – e credo che la commistione faccia male a entrambe. Conoscevo un comico che è entrato in politica con risultati discutibili, mentre i politici comunicano e spesso si comportano in modo comico”. Ma in Italia si può dire proprio tutto? “Alla fine sì. O meglio, l’unico mestiere in cui non puoi dire tutto è proprio il comico... Il politico invece sì, vedi ad esempio il generale Vannacci”.

E sul rapporto con il potere, ecco il Luca-pensiero: “Non credo di essere una persona che ha potere e comunque non mi interessa. Quando ho avuto a che fare con il potere, con i politici, quando per cinque anni ho diretto Palazzo Ducale a Genova, mi sono trovato a disagio. Una volta a una riunione è venuto un assessore che aveva disegnata una ruspa sulla cravatta, neanche fosse stato un dodicenne: ecco con chi si ha a che fare. La cultura è politica, le scelte le fai secondo la tua idea del mondo. Ma io in quel periodo non avevo più amici: quelli di sinistra mi contestavano che la nomina da un sindaco di destra e quelli di destra che non facevo esattamen te le cose che volevano”.

“Se mi interessa la politica? A me interessa solo la comunicazione – ha proseguito Bizzarri – e la politica non ha tante cartucce da sparare. Certo, sono attento a come comunica il politico: il migliore per me è chi non comunica, chi non usa i social, tipo Draghi. In questo gioverno, gente come Giorgetti o Zangrillo tace e pare faccia bene il proprio lavoro. Però mi piacciono anche quelli sbracati, come Borghezio o Vannacci: mi fanno ridere, non riescono a farmi paura. Ma forse sbaglio. Non mi piace invece perché pericoloso quando i comici sono insieme ai politici: in teatro si può fare una battuta scorretta, non sul palco di Trump, tanto per dire”.

“Cosa mi fa paura? Il mondo non finirà per la cattiveria umana, ma per i c...ni che schiacceranno per sbaglio il bottone. Cinico? Per un comico è divertente esserlo. Il comico triste è un luogo comune, guardate Fiorello. Ma il mio mito è Paolo Villaggio: un genio, uno str...o!”.

Paolo Ceragioli