LUCCA, 21 aprile 2013 - Il primo a gioire su Facebook è stato il senatore Andrea Marcucci (Pd, componente renziana) che scrive: «Mettetela come volete, ma un Parlamento che elegge il capo dello Stato è il simbolo massimo della democrazia». Viene postato nel momento stesso in cui è stato raggiunto il quorum che ha portato alla riconferma di Napolitano e viene seguito da parole nette: «Sono orgoglioso di aver votato Giorgio Napolitano». Il social network diventa, come sempre, uno dei principali veicoli per postare commenti, critiche, reazioni. Il fronte interno al Pd sembra ricompattato fra «bersaniani» e «renziani» ma gli effetti saranno tutti da valutare anche in sede locale. Cecilia Carmassi che fa parte della segreteria nazionale del partito, scrive:
«Io di fronte ai berluscones gaudenti mi sento tanto una bambolina voodoo. Penso non servano altre parole». Il consigliere della lista civica pro Tambellini Celestino Marchini si è fermato a venerdì sera: «E’ stata una giornata incommentabile, decisamente da dimenticare. Di positivo solo un nome: Bindi addio». L’assessore provinciale Francesco Bambini sposta subito l’analisi sul futuro del Pd: «Alla fine siamo tornati a Napolitano... con meno credibilità, divisioni e differenze strategiche difficili da comporre o superare. Aspetto le prossime scelte... deluso ed incazzato. Quello che è successo in questi giorni, le dimissioni del segretario e del presidente, richiedono che si apra un confronto interno al partito, eluso anche all’indomani dei risultati elettorali, e che si vada a ricostruire un gruppo dirigente». A Palazzo Ducale il presidente Stefano Baccelli commenta: «C’è voluta la generosità di Giorgio Napolitano per risolvere uno stallo che si profilava come una crisi istituzionale senza precedenti, un Parlamento che non era in condizione di scegliere un nuovo presidente nemmeno a maggioranza assoluta, una cosa mai vista nella storia della Repubblica. L’elezione di Napolitano serve a superare questa fase. Mi sembra che tutto il resto dei problemi, un Parlamento diviso e un Pd diviso siano aspetti da affrontare e che si ripresenteranno all’atto della costituzione del nuovo Governo.
A livello locale difficile dire quali saranno gli effetti. Intanto si è salvata l’istituzione Quirinale. Credo che siamo in una crisi di sistema ci vorrebbe una qualche solidarietà all’interno delle istituzioni». Il sindaco Alessandro Tambellini scioglie il silenzio degli ultimi giorni. «Evidentemente era l’unica soluzione percorribile. Giudico molto grave tutto quello che è successo, lo spettacolo che ha dato la politica è stato non in linea con le necessità del momento — spiega infatti —. La politica dovrebbe avere la capacità di affrontare questi tempi difficili».
«Mi è parso che i comportamenti siano stati fortemente inadeguati. Troppi personalismi, troppe formazioni di parte, troppo interesse del “particulare” rispetto a una visione d’insieme del paese che ha bisogno di uscire da questa condizione — aggiunge —. Per conto mio si potevano percorrere vari schemi, anche molto coraggiosi. Alla fine c’è voluto un signore di 88 anni per rimettere le cose a posto. La lacerazioni locali? E’ un problema che non mi pongo. Mi sento a servizio della mia città di una prospettiva. Cerco di fare qualcosa che sia veramente utile per tutti. Stringiamo le nostre forze». Ma ora si dovranno vedere gli effetti delle divisioni nel principale partito della sinistra sul futuro delle giunte comunale e provinciale. Non sono esclusi strappi.
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