MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

A Chiatri, dove l’inferno è iniziato Indagini anche sulle celle telefoniche

Acquisite testimonianze e poi video. Una task-force è a lavoro per comprendere l’origine del maxi rogo

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di Martina Del Chicca

Tutto è partito da lì, da quel poggio ormai annerito sulla via di Chiatri dove si snoda la via del Borrone. Sotto i piloni della Bretella, tra alberi alti più di quaranta metri che fanno ombra alla frazione di Bozzano e a un sottobosco fittissimo. Un nastro bianco e rosso adesso circoscrive il perimetro da cui il fuoco, lunedì notte, si è alzato. Per poi galoppare per chilometri, spinto dal vento e forse anche da altri inneschi, cinque secondo le prime ricostruzioni, verso Nord. Verso la Polla del Morto allargandosi a raggio su tutta la collina – che abbraccia i borghi di Miglianello, Pieve a Elici, Montigiano, Gualdo per scollettare a Valpromaro, Piazzano e Fibbialla – trasformando la vallata in un girone infernale. Da dolce ritiro a una trappola da cui scappare. "Si, è proprio da lì che è partito tutto" racconta un residente scendendo a valle. Non aggiunge altro, "vado in paese dalla sindaca per capire come va. Non vedo più tanto fumo, speriamo bene" dice prima di scivolare frettolosamente tra le strade strette.

E’ dunque da questo poggio, incastrato tra sole tre abitazioni, che sono cominciate le indagini del nucleo Forestale dei Carabinieri, con il supporto di una task force arrivata da Roma e specializzata nei reati ambientali, per determinare chi abbia scatenato l’Apocalisse e con cosa. Il Pubblico ministero della Procura di Lucca, Alberto Dello Iacono, ha infatti aperto un fascicolo di inchiesta, per il momento a carico di ignoti, per incendio, senza specificare se colposo o doloso, in attesa dei riscontri e degli sviluppi che potrebbero arrivare nelle prossime ore.

Gli inquirenti hanno dunque cominciato ad ascoltare i residenti fra Colle e Chiatri, che lunedì – dopo cinque roghi scoppiati e domati tra Viareggio, Massarosa e Camaiore – intorno alle 20 hanno fatto scattare l’allarme. Ogni particolare potrebbe essere fondamentale per ricostruire il momento dell’accensione. Sono al vaglio anche i nastri delle telecamere di videosorveglianza, private e pubbliche, fin qui acquisiti.

Altra strada che verrà battuta in cerca della pista giusta è quella indicata dalle celle telefoniche. Quella del “Cospitone“, come la sorgente che la bagna, non è una zona trafficata. Non è piazza Mazzini a Viareggio in una domenica col sole. Tutt’altro. Attraverso le analisi delle celle telefoniche i carabinieri potrebbero dunque arrivare a ricostruire una mappa delle persone presenti nella zona "sotto osservazione", all’ora in cui è cominciato l’inferno. E quindi a stringere il cerchio intorno all’eventuale responsabile di un disastro che, oltre ai danni incalcolabile al patrimonio ambientale, oltre a quelli contenuti (grazie al sistema di gestione dell’incendio) al patrimonio immobiliare, rischia di compromettere anche l’assetto idrogeologico di tutta la collina. Ormai solcata da lunghe scie nere, il niente rimasto dopo il passaggio dell’ondate incandescente.

Un ferita a cui non basteranno cinquant’anni per rimarginarsi. Intanto l’odore di fumo nell’aria si percepisce appena, mentre le cicale fanno da sottofondo ad un pace che, dopo quattro notti e tre giorni, sembra forse ritrovata.