"Qui serve una scossa, il Paese sta andando alla deriva e a breve potrebbero arrivare i blocchi parziali alla produzione, il governo sta sbagliando tutto nell’affrontare i rincari energetici". Raro che parli in pubblico. Massimo Pasquini è abituato a lavorare più che a parlare o a finire sui giornali, ma la situazione dell’intero comparto manifatturiero e in particolare di quello cartario rischia di essere al punto di non ritorno. E l’amministratore delegato e presidente di Lucart Spa, una delle aziende big del distretto cartario lucchese e quindi italiano, con 1660 dipendenti, 30 paesi serviti, dieci stabilimenti, e un fatturato superiore ai 500 milioni di euro, lancia un grido di allarme.
Un grido, sì, perché il membro del Consiglio Direttivo di Assocarta e del Consiglio Generale di Confindustria Toscana Nord è davvero preoccupato, oltreché deluso da una politica totalmente sorda a una deriva che rischia di terremotare settori industriali storicamente all’avanguardia e incapace di dare uno straccio di visione strategica in un settore cruciale come quello energetico, che sta generando aumenti dei costi delle produzioni ormai non più tollerabili.
"E’ una situazione di estrema gravità, drammatica: oltre agli aumenti patiti nel 2021 per le materie prime come la cellulosa, rincarata del doppio dal 2020, e per l’energia, dobbiamo fare i conti con un identico trend per il 2022 e non ci sono inversioni di rotta all’orizzonte".
Per le aziende cartarie è difficile scaricare i maggiori costi?
"Non possiamo ribaltare i maggiori costi sui prezzi di vendita per scelta della grande distribuzione organizzata e perciò siamo esposti ai rischi di un margine insufficiente. Per farle un esempio, gli asciugatutto che trova al supermercato hanno subìto un rincaro di circa il 10 per cento, per neutralizzare i costi sopportati in più dovevano rincarare del 40 per cento".
E poi ci sono altri rincari oltre alle materie prime?
"Ci sono rincari nei prodotti chimici e anche nei trasporti, dove si trovano difficoltà anche nel reperire camion e container: è una situazione pesante. A tutto questo deve aggiungere i costi dell’energia elettrica e del gas che sono esplosi, con aumenti del 4-500 per cento, sia per limiti del sistema energetico italiano sia per il contesto internazionale come si può vedere anche dalle notizie di questi giorni".
Come vi state muovendo?
"Noi, come Assocarta, è da settembre che tempestiamo i ministri, da Garavaglia a Giorgetti, e l’intero governo per prendere provvedimenti. Sono impegnati a eleggere il presidente della Repubblica, ma il Paese va a rotoli. Il governo non vuole o non può risolvere questi problemi".
Nessun segnale dai palazzi romani?
"Nessuno si è mosso, tutto quello che hanno saputo fare è prendere misure minimali, inadeguate per la gravità della situazione, giusto dei palliativi per famiglie e imprese. La prima cosa era aiutare concretamente le imprese, altrimenti è inutile dare qualche spicciolo alle famiglie mentre queste si trovano a rincari pesanti su ogni acquisto che faranno. Stanno sbagliando nel metodo e nel merito: servono misure strategiche e strutturali per assicurare una politica energetica che consenta di lavorare da qui a dieci anni. Servono provvedimenti che diano futuro all’industria manufatturiera italiana".
Almeno la Regione Toscana ha provato a farsi interprete delle vostre esigenze?
"La politica toscana è sorda alle nostre richieste, sono solo capaci a tagliare nastri e fare commemorazioni".
Cosa rischia il comparto cartario e meccanico lucchese?
"Il nostro distretto è in seria difficoltà. Non dimenticando che stiamo già facendo i conti con le quarantene causa Covid. Speravamo fossero accolte alcune nostre richieste – a partire da quelle relative al gas che è fondamentale per le nostre produzioni, visto che l’Italia ha scelto di non investire nel nucleare e in altre fonti di energia come quelle derivanti dal bruciare rifiuti e legno – e invece niente".
Si rischia un blocco almeno parziale degli stabilimenti?
"Non è detto che non si fermino gli stabilimenti a macchia di leopardo: valuteremo nei prossimi giorni in un incontro in Assocarta. Di certo prenderemo provvedimenti, non è possibile produrre, e il lavoro non manca, andando con i margini in perdita".
Ci sono rischi anche in termini occupazionali?
"Assolutamente sì: oltre un certo limite non si può andare. Non possiamo fare l’impossibile: serve una scossa, la situazione non è più sostenibile".
Fabrizio Vincenti