Lucca, 17 marzo 2023 – La Scuola Alti Studi Imt di Lucca è stata protagonista dell’evento internazionale “La Settimana del cervello” con al centro il tema del disagio psicologico giovanile. Lo scienziato Pietro Pietrini, professore di Imt in biochimica clinica e biologia molecolare clinica, direttore del Molecular Mind Laboratory e delegato nazionale Ancri alle neuroscienze per il benessere delle future generazioni, parla di quanto sia importante individuare precocemente l’insorgere dei sintomi di una malattia psichiatrica in età adolescenziale. Partendo dal confronto con altri specialisti, è stato affrontato questo delicato tema che, soprattutto dopo la pandemia, ha fornito un quadro del disagio ancora più allarmante.
Pietro Pietrini risponde
Professor Pietrini, durante i seminari della “Settimana del cervello” avete affrontato anche i temi dell’adolescenza. Che cosa emerge?
"L’ambito dell’adolescenza ci propone numeri severi. Da studi americani sappiamo che nell’età tra i 12 e i 17 anni si sviluppa il 67% delle dipendenze; nella fascia tra i 18 e i 25 anni se ne totalizza oltre il 90%. E’ un’età importante, rispetto alla quale va posta attenzione".
Gli studi dicono altro?
"Come hanno osservato il professor Gabriele Masi, direttore di psichiatria e psicofarmacologia dell’Irccs Fondazione Stella Maris di Pisa e il professor Benedetto Vitiello, professore di neuropsichiatria infantile a Torino, quella dell’adolescenza è l’età critica per la comparsa dei disturbi mentali: un adolescente su cinque ha disturbi mentali che si protrarranno nella vita: parliamo dunque del 20% del totale".
Quali sono i disturbi che possono insorgere in questa fascia di età?
"Possiamo parlare di disturbi dell’umore e iperattività, che possono comparire anche prima dell’adolescenza; inoltre problemi di ansia e dell’umore anche dopo la pubertà, nonché l’abuso di sostanze che già può manifestarsi nella seconda decade di vita, tra i 12 e i 17 anni".
Tutto questo può nascondere il rischio di un’escalation?
"Non dobbiamo sottovalutare certi disturbi durante l’adolescenza: negli Usa la prima causa di morte è dovuta agli incidenti, la seconda è il suicidio tra i 15 e i 24 anni ed è solo la punta di un iceberg. In Italia le percentuali sono meno impattanti, premesso che ogni vita umana che si perde è una sconfitta per l’intera società: su 100mila adolescenti, la percentuale di suicidi è l’1,50%; in Nuova Zelanda e in Estonia parliamo di 10 adolescenti suicidi su 100mila adolescenti".
Quanto impattano altre malattie psichiatriche?
"Studi internazionali ci dicono che fino ai 18 anni di età il 16% delle ragazze e l’8% dei ragazzi hanno avuto almeno una depressione maggiore. Ripeto, un adolescente su 5 può andare incontro a malattie psichiatriche, e le donne sono più esposte a disturbi depressivi".
Professore, che cosa fare per aiutare i giovani?
"È fondamentale la diagnosi precoce; spesso è ritardata e questo comporterà il rischio di peggiorare la qualità della vita. Ci troviamo di fronte a giovani che abbandonano la scuola, oppure che fanno ricorso a sostanze e alcool per autocurarsi pensando di trovare sollievo. Occorre conoscenza e non aver paura di affrontare la malattia mentale che è una malattia come le altre. Lo stigma lo combattiamo con la conoscenza".
Quali sono gli attori di questa attenzione da dedicare agli adolescenti?
"La famiglia è importante, ovviamente, ma un ruolo determinante è quello della scuola: occorre non sottovalutare i cambiamenti che possono essere vettori di una sofferenza da indagare più a fondo".