Le prime decine di anni del ’900 fino a oltre gli anni ’80 ebbero come massimo rappresentate della pittura concittadina Alfredo Meschi, pittore lucchese per antonomasia. Ebbi occasione di conoscerlo quando da poco aveva occupato come studio quello che era stato per tanti anni rifugio del cugino Italo, eccellente musicista, la cima di una delle due torri di San Gervasio. Proprio sopra quella via del fosso che ha amato dipingere innumerevoli volte cogliendone il lato pittoresco. La sua Lucca e la sua limitrofe campagna, sono stati i soggetti preferiti da Alfredo che prediligeva, allievo di Alceste Campriani, pittore essenzialmente rivolto allo studio dal vero, il paesaggio. E Lucca aveva da offrire quello che si voleva con la rigogliosa campagna che Alfredo amava ritrarre soprattutto usando con maestria il pastello di cui ne diverrà maestro superando la stesura pittorica sfumata e atmosferica ad olio stile della sua maturità.
Il pastello servirà appunto per dare un nuovo impulso alla pittura del Meschi, tecnica che verrà predominante degli anni ’30. Ma anche la tecnica a olio crea composizioni armoniose e meditate che nella preziosità del tocco e della tavolozza ricorda una certa pittura macchiaiola. Lo stile del Meschi comunque muta progressivamente tanto che i vivaci e progressivi accostamenti cromatici lasciano il posto a un colorismo vivo ma attenuato che si fonde nella visione d’insieme. Alfredo Meschi ha allestito mostre importanti anche a San Francisco, San Paolo del Brasile, La Strozzina di Firenze. Ha partecipato per due volte alla Biennale di Venezia oltre alle mostre nazionali di La Spezia e Bari, più le frequenti presentazioni annuali al pubblico lucchese. Nel 1979 fu allestita a Lucca una grande mostra antologica che ripercorse cinquant’anni di attività e documentò il percorso di un artista che mantenne sempre uno sguardo fresco e affettuoso sulla realtà circostante come le vedute cittadine e i soggetti campestri. Un grande artista i cui quadri hanno riempito le case lucchesi.
Mario Rocchi