
L’Orto botanico di Lucca, rappresenterà la stella polare all’interno della Manifestazione Murabilia che, da oggi fino a domenica, farà da sfondo alle Mura urbane. Non solo per le mostre presenti e le visite guidate che accompagneranno la tre giorni dedicata al verde e, quest’anno, su input della Fao, al tema della frutta e degli ortaggi, bensì per la sua centrale peculiarità, per la sua storia che vede l’anno 1820 come istituzione per volere di Maria Luisa di Borbone, allorquando nella città fu istituita una sede universitaria, così da considerare l’Orto stesso, propedeutico all’attività didattica. Il primo prefetto dell’Orto botanico fu Benedetto Puccinelli, reggente la cattedra di botanica.
Un patrimonio dell’intera città nel corso di tutto l’anno, che in questa occasione fa emergere ancora di più il suo valore. Fanno fede i numeri dei visitatori che, ogni anno – e nonostante la pandemia anche lo scorso 2020 – sono attratti dalle bellezze arboree, dalla presenza di specie rare e autoctone che fanno dell’Orto botanico lucchese, il centro della nostra storia locale e della fruttuosa contaminazione di specie proveniente dalle varie latitudini del Mondo.
Un luogo di accoglienza, dunque, dove le piante hanno trovato riparo e cura. E dove la ricerca scientifica non si è mai fermata da oltre duecento anni.
I numeri dei visitatori pre-Covid, si aggiravano sui 40mila annui; quello trascorso, ha fatto staccare 18mila biglietti: un successo, comunque, dettato – come ci conferma la curatrice dell’Orto botanico Alessandra Sani – "come risposta al desiderio di scoperta delle bellezze qui custodite, incalzata dalla voglia di vivere all’aria aperta".
Alessandra Sani è da circa due anni la curatrice dell’Orto botanico. Laureata in scienze naturali all’Università di Pisa con una tesi sulla vegetazione del Monte Pisano, infonde generosamente la sua passione per il lavoro.
"Oltre alla presenza di piante tipicamente locali – spiega – l’orto ospita piante esotiche, i cui frutti sono conosciuti ma di cui, spesso, si ignora la pianta; si tratta di mango, tamarindo, avocado; una vivacità di piante che si incontrano, proprio in virtù del tema attuale della Fao che fa leva sulla frutta e gli ortaggi: frutti esotici, appunto, presenti all’interno dell’Orto botanico. Abbiamo poi la presenza di varietà locali – prosegue Sani – a rischio di estinzione, quali la zucca e il pomodoro, per le quali utilizziamo la tecnica degli orti a letti profondi, con il cosiddetto “letto a lasagna”".
Anche la presenza di torbiere che ricalcano alcuni ambienti puntiformi del territorio tipico della lucchesia, si trovano all’interno della struttura: si riferiscono alle zone palustri di Massaciuccoli, di Sibolla e dei Monti pisani.
"L’orto botanico – prosegue l’esperta – lavora sulla biodiversità naturale ma troviamo anche le agrobiodiversità; non mancano cultivar ottocentesche come la camelia, di ambito ornamentale, come le piante selezionate in passato da Angelo Borrini, il medico oculista del duca Carlo Lodovico di Borbone". Ma la sfida imminente che si preannuncia per l’Orto botanico del Comune di Lucca, è molto ambiziosa. E potrebbe, effettivamente, aggiungere quel cambiamento di approccio con la struttura, dal punto di vista della fruizione.
"Il Comune di Lucca – spiega amcora la curatrice, Alessandra Sani – sta lavorando alla documentazione necessaria affinché, l’Orto botanico, possa essere inserito, da parte della Regione Toscana, all’interno della rete museale; un fatto molto importante – sottolinea Sani – che sancirebbe anche dal punto di vista della rete delle strutture da visitare, un cambio di passo attraendo l’interesse, sempre più crescente e oggi mutato nel concetto di fruizione, che l’Orto merita per la sua particolarità".
Un invito, seguendo il calendario di apertura della struttura, da raccogliere anche a livello locale perché la scoperta di una delle meraviglie della città di Lucca, sia apprezzata a partire proprio dai suoi abitanti.
Maurizio Guccione