MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

”Alla Vespucci ho preferito la terra“. Marco, storia del marinaio-contadino

A 22 anni era imbarcato sulla nave della Marina ma poi ha deciso di tornare a occuparsi del podere di famiglia

Non è un passo semplice quello di un giovane di vent’anni che si imbarca, da militare di leva, sull’Amerigo Vespucci e poi sulla Palinuro decidendo, anziché di optare per la firma, di dedicarsi all’azienda agricola della famiglia. Marco Borselli, oggi 43 anni ma all’epoca 22enne, aveva (ed ha) un amore: quello per la terra.

Cresciuto in una famiglia proprietaria di un podere in località Cappella, ha preferito seguire la tradizione, ben consapevole del fatto che quella dell’agricoltore, anche ai giorni nostri, è una vita costellata di sacrifici.

"Sacrificio ma anche soddisfazione – racconta Marco – che guarda alla sua azienda “Valle del Sole” con ammirazione – perché è chiaro che gestire un’azienda agricola significa non poter programmare ferie, né avere orari, tuttavia si tratta di un’attività che restituisce grandi soddisfazioni; intanto mi occupo di 14 ettari(di proprietà e in affitto, ndr) coltivati a vigneto e oltre a 800 piante di olivi: basta questo a far capire che la soddisfazione per dare vita a un vino Igt biologico, si traduce in un impegno importante: far sì che quei terreni, quei luoghi, siano strappati al degrado che poi, spesso, è alla base della fragilità del territorio". Borselli è un giovane che dà valore a questa scelta quale frutto, anche, di scelte passate: a partire proprio dalla sua storia di famiglia.

"L’azienda l’ho ereditata ufficialmente nel 2008 da mio padre; i miei zii, hanno rappresentato un solido riferimento e tutto quello che mettevamo a tavola, sin da bambino, lo ricordo come frutto di un duro lavoro, di fatica a beneficio della bontà dei prodotti della terra, quindi anche di un valore etico; anche l’esperienza svolta nella Marina militare mi ha formato: il rispetto, il senso di squadra e dei rapporti di correttezza che ho vissuto in quell’ambiente li ho assorbiti e oggi sono tradotti nell’impegno quotidiano nell’azienda agricola".

Borselli tuttavia ha ben chiari quelli che sono gli elementi che complicano il suo lavoro: "La burocrazia l’ho vista lievitare in questi 20 anni in una serie di adempimenti cui posso far fronte solo io per ovvie ragioni: questo significa che ogni ora che trascorro davanti al computer o ai registri, la sottraggo al lavoro nei campi; di questo, a partire dagli organismi europei, bisognerebbe tenerne conto, perché una piccola azienda non può essere oberata di adempimenti né può permettersi una struttura di ufficio; auspico che si intervenga a beneficio e a tutela delle piccole aziende, specialmente giovani".

Ed è proprio ai giovani che Marco Borselli si rivolge: "Il mio punto di vista è indubbiamente migliore di un giovane che, non possedendo campi, deve iniziare da zero, ma io credo che questo sia un lavoro bello, affascinante e importante; prendersi cura della terra, rispettarla, significa essere parte di un processo evolutivo ed è per questo che invito i giovani a sperimentarlo, sapendo che attraverso questo lavoro contribuiamo a coltivare cose sane e, di conseguenza, a nutrirci in modo salubre: io vedo che le mie viti, i miei olivi, che tratto nel rispetto dovuto, si ammalano molto meno, e questo ci deve fare riflettere sull’importanza di nutrirci di alimenti sani".