
"Quello delle materie prime e dell’energia è un tema caldo e purtroppo molto dolente", spiega Deni Severini, amministratore delegato di Altene Spa i cui stabilimenti nella zona di Guamo sono tra i protagonisti nella produzione di imballaggi flessibili in materie plastiche, un mix di prodotti che coprono le esigenze industriali con films imballaggio per confezionamento automatico, per contatto alimenti, films per accoppiamento.
Severini, che è anche presidente della sezione di Assoindustria Chimica, plastica e farmaceutica, con la sua azienda deve scontare una doppia difficoltà in questo clima di prezzi crescenti (e di venti di guerra): Altene ha come materia prima il polietilene in granuli e consuma energia. Molta energia. Il quadro è anche in questo segmento manifatturiero molto complesso. E pericoloso.
"Essendo, la nostra, un’azienda energivora, abbiamo costi aggiuntivi sul fronte dell’elettricità, ma anche su quello delle materie prime, visto che derivano dal petrolio. Le difficoltà sono generali, ma gli aumenti dei costi sono davvero rilevanti, basti pensare che le materie prime sono raddoppiate nel 2021. E se nel 2022 per ora non abbiamo elementi ulteriori, nonostante le previsioni indichino una flessione, non ci sono segnali dalle aziende petrolchimiche, che evidentemente vogliono mantenere alti i prezzi e arrivano anche a fermare gli impianti per far mancare le quantità richieste. Comunque sono in deciso aumento persino i costi dei pancali in legno, giusto per far capire come non sia solo un problema legato alle materie prime e ai costi dell’energia".
Dove vi approvvigionate per le materie prime?
"Dalle principali aziende mondiali petrolchimiche che sono statunitensi, arabe o europee".
Come state provando a fare fronte a questa situazione?
"Agiamo sui prezzi di vendita dei nostri prodotti, ma non sempre è possibile. Alcuni settori sono legati a contratti a lungo termine, nel nostro lo siamo meno, ma l’aumento del prezzo può determinare scelte diverse da parte dei nostri clienti che si possono rivolgere altrove".
Altrove in Cina, per esempio?
"Più che la Cina, dove si devono in quel caso scontare i costi di trasporto, quando dico altrove intendo su materiali diversi oppure su concorrenti kamikaze che fanno dumping vendendo sottocosto".
Oppure verso altri paesi anche europei dove i costi energetici sono più ridotti.
"Nel nostro settore gli aumenti sono sulle materie prime e sull’energia: chiaro che su questo secondo punto rispetto a altri paesi europei l’Italia ha un handicap e i prezzi non sono livellati, chi utilizza il nucleare, tanto per fare un esempio, non ha certo subito questi aumenti, mentre è impennato il gas".
In altri settori non escludono blocchi alla produzione e ripercussioni occupazionali.
"Non posso escluderlo anche nel nostro settore, stiamo cercando di reagire al meglio mantenendo occupazione e quote di mercato: non so sino a quando sarà possibile con questi margini".
Fabrizio Vincenti