MeucciDerubricare la questione a gossip, però, sarebbe un errore colossale. Di rado – a chi scrive in tanti anni, ad esempio non era mai capitato – si vede un partito sfiduciare in modo così plateale un proprio esponente, perdipiù assessore e già vicesindaco. Per la Lega il danno di immagine è enorme, ma evidentemente chi ha deciso la condotta – su tutti il consigliere regionale Massimiliano Baldini, da sempre in prima fila contro i progetti della Misericordia ad Antraccoli – deve aver valutato bene costi e benefici. Ed evidentemente perdere in modo così plateale la battaglia di Antraccoli avrebbe significato un danno maggiore del sacrificare Minniti. Così è la politica. Con i suoi annessi e connessi che, in questo caso, sono i toni perentori e decisi con cui il partito di Salvini ha condotto la vicenda. Altro che chiacchericcio: le parole di Baldini & co. sono state dure quanto inequivocabili. E’ chiaro che a qualsiasi sindaco – e in modo particolare a Pardini, uno che vede il suo ruolo come quello di un amministratore di città lontano dalle beghe della politica – una vicenda del genere provochi non pochi giramenti. Passi se si sceglie motu proprio un rimpasto di giunta, ma dover cambiare la squadra in corsa per effetto di uno scontro interno a un partito dev’essere particolarmente fastidioso. Ma questa è la politica, e lo è ancora di più adesso che siamo in campagna elettorale. Semmai, sul tappeto restano tanti dubbi sul caso in sé, quello di Antraccoli. Come suscitava perplesità un modello di accoglienza che prevedeva più di 40 migranti confinati in una corte di una frazione sperduta; gli stessi dubbi emergono se si parla di famiglie in stato di necessità. Accogliere e aiutare significa soprattutto – in ordine – curare le ferite, soddisfare i bisogni primari e poi integrare: ci sfugge come tutto ciò possa avvenire in un palazzone lontano da tutto e troppo vicino a una popolazione altrettanto fragile e bisognosa come quella di Antraccoli.
CronacaAntraccoli. La prima ferita per la giunta