Lucca, 5 novembre 2020 - È cominciato come uno sfogo, ma in poco tempo si sta diffondendo rapidamente tra le storie di Instagram la vicenda di Giulia, 27 anni, originaria di Lucca. Neolaureata in media e comunicazione digitale, Giulia dopo la laurea ha deciso di restare a Roma, dove ha studiato, per cercare lavoro. Il 23 ottobre scorso accusa qualche malore. “Col cambio di stagione per me è normale avere influenze e malori stagionali - racconta - per cui non era una novità”.
Tuttavia di questi tempi è meglio essere scrupolosi, quindi Giulia parla col proprio medico curante a Lucca e con la guardia medica, che le dicono di attendere due/tre giorni prima di fare il tampone. Purtroppo però Giulia è una fuori sede, è il sistema sanitario regionale non prevede tutele per i non residenti, e quindi si trova costretta a fare il tampone in una struttura privata, che le da esito positivo. Decide allora di segnalare la propria positività attraverso immuni, ma qui, il meccanismo del tracciamento si inceppa. “Chiamo la Asl per poter attivare il codice da trasmettere ad Immuni - dice-, in modo che arrivi la segnalazione attraverso la app. Mi viene detto di contattare la Asl di competenza, ma da lì le cose hanno iniziato ad andare sempre peggio”.
Giulia rimbalza da un ufficio all’altro, da un call center a un centralino diverso senza che nessuno le sappia dare delle risposte su cosa deve fare e con chi deve parlare. “Quando sono riuscita a parlare con un numero verde che mi era stato dato e a fare la segnalazione con l’operatrice, questa mi ha detto che non sapeva dirmi se avrebbe prodotto un qualche risultato, se sarebbe mai arrivata a qualcuno che se ne sarebbe occupato”, racconta. “Ho passato ore intere al telefono sentendomi dire o che non avevo chiamato l’ufficio giusto o non ricevendo proprio alcuna risposta- prosegue-. La asl si è rivelata irraggiungibile al telefono, dopo un’ora cade automaticamente la linea e non si riesce a parlare con nessuno”.
Lo sfogo di Giulia ha fatto il giro dei social, mettendo il luce il disagio di chi, come lei, è sospesa in un limbo normativo in cui nessuno riesce a darle una risposta o sembra disposto a farsi carico della cosa. “la parte più avvilente- ha detto-, è il fatto di non sapere nulla, di non avere un punto di riferimento. Delle persone con cui ho parlato senza successo, un paio mi hanno addirittura consigliato di violare la quarantena e tornare a casa. Ovviamente non l’ho fatto, ma non si può certo stare così, sospesi nel nulla”.