Jessica Quilici
Cronaca

Legionella, il fastidioso batterio torna a infestare alcune strutture nel territorio lucchese

Il caso più recente all’asilo nido “L’Arcobaleno“ di San Marco chiuso dal sindaco per quattro giorni, disinfestato e poi riaperto. L’infettivologa Sara Moneta: “In un anno in Lucchesia 52 casi, tutti adulti”

L'infettivologa dell'Asl Sara Moneta

L'infettivologa dell'Asl Sara Moneta

Lucca, 19 febbraio 2025 – Legionella, torna alle cronache il batterio che da qualche anno ‘infesta’ alcune strutture del territorio. In ultimo l’asilo nido “L’Arcobaleno“ di San Marco, riaperto lunedì 10 febbraio dopo una chiusura temporanea a seguito dei risultati delle analisi periodiche eseguite dalla cooperativa La Luce sulle acque degli impianti idrici della struttura che avevano riscontrato, appunto, la presenza del batterio nella cucina e nel bagno. Una misura presa esclusivamente in via cautelativa, così come da protocollo, senza che fosse riscontrato alcun caso nei piccoli utenti.

Ma il territorio lucchese non è comunque immune alla Legionella. Solo nel 2024 sono stati 52 i casi identificati: tutti in pazienti di età compresa tra i 50 e i 70 anni. Nessun bambino, dunque, ma le persone del territorio che hanno contratto il batterio sono state il doppio rispetto al 2023, quando le diagnosi erano state 26. Un aumento più o meno costante che nell’ultimo decennio si registra anche a livello nazionale, dove una maggiore ‘attenzione’ alla Legionella si accompagna a sempre più frequenti controlli periodici condotti sulle acque di strutture pubbliche e private.

Ma come si contrae la Legionella? A fare chiarezza è l’infettivologa del San Luca, Sara Moneta. “L’infezione si contrae esclusivamente tramite l’inalazione di piccole gocce di acqua nebulizzate nell’aria contenenti, appunto, il batterio legionella – spiega la dottoressa –. Questo significa che il contagio non può avvenire né da contatto diretto tra persona e persona né bevendo acqua contaminata. Per questo è raro che possano registrarsi casi in alcune tipologie di strutture, come ad esempio negli asili nido, fatto salvo per l’accensione di eventuali impianti di condizionamento“.

“È molto più facile, infatti – sottolinea l’infettivologa Sara Moneta – contrarre la legionella negli ospedali, in alberghi, piscine o terme dove sono quindi presenti impianti di nebulizzazione, condizionatori o docce. Ma è possibile inalarla anche tramite l’acqua nebulizzata delle fontanelle decorative che spesso si trovano nelle città. Da qui si spiega anche l’età media dei casi riscontrati: non sono persone troppo anziane, ma uomini e donne di mezza età che girano e viaggiano e hanno quindi più probabilità di frequentare questi luoghi”.

Il nome stesso del batterio deriva da un’epidemia che si diffuse proprio in un hotel di Philadelphia nel 1976 tra i partecipanti al raduno dell’American Legion (da qui ‘Legionella’). In quell’occasione, oltre 200 persone contrassero questa forma di polmonite non ancora conosciuta, che all’epoca causò oltre 30 morti.

“Ad oggi – spiega ancora l’infettivologa Sara Moneta – la mortalità è molto bassa: generalmente l’infezione guarisce con una terapia antibiotica che va da una settimana a 10 giorni. Basta un semplice esame dell’urina per riscontrare la presenza del batterio in un caso sospetto. Il paziente infetto, di solito, presenta sintomi come febbre, tosse, difficoltà respiratorie, dolori muscolari, nausea, diarrea e stato confusionale. Nei casi più seri questi possono portare a polmoniti gravi, tanto da richiedere il ricovero in rianimazione. Queste sono più frequenti tra le persone che fumano o soffrono di patologie gravi. Ma in generale chi fuma è più esposto al rischio di sviluppare infezioni polmonari”.