Calo artigiani, profondo rosso. La provincia di Lucca sul podio. Ma non c’è nulla da festeggiare

Tra il 2012 e il 2023 è stata Vercelli la provincia con variazione negativa più elevata d’Italia: -32,7%. A seguire Rovigo con -31 e, purtroppo tra queste province c’è anche Lucca con un -30,8%.

Calo artigiani, profondo rosso. La provincia di Lucca sul podio. Ma non c’è nulla da festeggiare

Tra il 2012 e il 2023 è stata Vercelli la provincia con variazione negativa più elevata d’Italia: -32,7%. A seguire Rovigo con -31 e, purtroppo tra queste province c’è anche Lucca con un -30,8%.

Continua a scendere – in tutta Italia e in particolare a Lucca – il numero degli artigiani, intesi come titolari, soci o collaboratori familiari che svolgono un’attività lavorativa prevalentemente manuale. Se nel 2012, infatti, erano poco meno di 1.867.000 unità, nel 2023 la platea complessiva è crollata di quasi 410mila soggetti (-73mila solo nell’ultimo anno) e ora il numero totale sfiora quasi 1.457.000, pari al -22%.

Questi i preoccupanti dati che emergono da un’elaborazione effettuata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre su dati dell’Inps e di Infocamere/Movimprese. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una caduta verticale che si è interrotta solo nell’anno post Covid (+2.325 tra il 2021 e il 2020). Tra il 2012 e il 2023 è stata Vercelli la provincia ad aver registrato la variazione negativa più elevata d’Italia, con il -32,7%. A seguire Rovigo con -31 e, purtroppo tra queste province c’è anche Lucca con un -30,8%. Subito dopo viene la provincia di Teramo con il -30,6 per cento. Le realtà, invece, che hanno subìto le flessioni più contenute sono state Napoli con il -8,1, Trieste con il -7,9 e, infine, Bolzano con il -6,1 per cento. In termini assoluti, le province che hanno registrato le decurtazioni maggiori sono state Torino con -21.873, Milano con -21.383, Roma con -14.140, Brescia con -10.545, Verona con -10.267 e Bergamo con -10.237.

Se questa tendenza non sarà invertita stabilmente, non è da escludere che – entro una decina di anni – sarà molto difficile trovare un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista per la casa. Sembra incredibile, ma è proprio così: in forte calo, purtroppo, anche il numero delle aziende artigiane attive. Se nel 2008, anno in cui si è toccato il picco massimo di questo inizio di secolo, in Italia le imprese artigiane erano 1.486.559, nel 2023 si sono fermate a quota 1.258.079. La riduzione in parte è anche riconducibile al processo di aggregazione/acquisizione che ha interessato alcuni settori dopo le grandi crisi finanziarie.

La platea degli artigiani si è dunque ristretta, ma ha contribuito positivamente ad aumentare la dimensione media delle imprese, in particolare del trasporto merci, del metalmeccanico, degli installatori di impianti e della moda.

Giuila Prete