Cane ucciso a calci. Dolore e rabbia della famiglia “Toby per sempre con noi“

Claudia Petri Micheli, padrona del beagle brutalmente ucciso, ha spiegato la scelta di cremare il piccolo animale, per poi conservarlo in un’urna cineraria in casa.

Cane ucciso a calci. Dolore e rabbia della famiglia “Toby per sempre con noi“

Claudia Petri Micheli, padrona del beagle brutalmente ucciso, ha spiegato la scelta di cremare il piccolo animale, per poi conservarlo in un’urna cineraria in casa.

"Toby rimarrà sempre con noi, lo abbiamo fatto cremare a Vicopisano dove esiste un luogo apposito per questo tipo di intervento sugli animali e adesso si trova nella sua bella urna nel nostro salotto". A parlare è Claudia Petri Micheli, la padrona, insieme alla sua famiglia, del beagle massacrato, a quanto sembra a calci, da qualcuno che i Carabinieri stanno cercando di identificare anche se non sarà facile. "Ho letto della presa di posizione dell’associazione ambientalista LNDC, ci fa piacere, tutto quanto scritto è condivisibile sull’atrocità del gesto di chi se la prende con un povera piccolo cane. Però era la mascotte dei cacciatori che lo accoglievano ai loro capanni tra Badia Pozzeveri e il Padule di Porcari, gli davano sempre un biscotto. Lo adoravano. Quindi è possibile che l’autore sia qualcuno di fuori. Escludiamo i locali, che conosciamo tutti. Comunque saranno le indagini ad occuparsi di trovare quella persona o quelle persone senza un briciolo di umanità e di cuore che hanno compiuto una azione orribile, disumana, anche se stiamo parlando di una bestiola indifesa". L’amarezza, il dispiacere, per quanto accaduto è ancora nitido nella famiglia a distanza ormai di una settimana da quando Toby era rientrato ma senza alcuna voglia di mangiare. E questo era apparso strano. Ma non avendo ferite esterne visibili soltanto nella notte emersero gli ematomi dovuti all’emorragia. Portato dal veterinario, purtroppo, nonostante il tentativo di salvarlo, Toby è morto per i traumi gravissimi a intestino e reni". "Esaminando la carcassa, si è capito che nessun altro animale lo ha aggredito e che le lesioni non erano dovute, ad esempio, all’impatto con un veicolo. Ma molto probabilmente da calci, forse con uno stivale appuntito. "E’ come se gli avessimo celebrato il funerale, ma con la cremazione è sempre lì che ci osserva, così ce lo immaginiamo – conclude Claudia Petri Micheli – e ci rimarrà ancora, dopo i dieci anni in cui è stato fisicamente presente, adesso lo sarà in maniera diversa". Ricordiamo che l’articolo 544 bis del codice penale afferma che chi per crudeltà o senza necessità cagiona la morta di un animale, è punito con la reclusione da 4 mesi a due anni.

Massimo Stefanini