
Caso Seung, parla il tribunale "Abbiamo fatto tutto il possibile"
di Teresa Scarcella
"A fronte del risalto mediatico che ha avuto la tragica scomparsa della dottoressa Barbara Capovani, ci rendiamo conto della necessità di una ricostruzione della vicenda che faccia chiarezza su passaggi processuali e ambiti di competenza che vanno tenuti debitamente distinti". È con queste parole che il tribunale di Lucca rompe il silenzio sul caso Seung. E lo fa in seguito a tutto quello che questo caso ha scatenato: riflessioni e domande su ciò che è stato fatto e cosa si poteva fare ulteriormente per fermare un soggetto ritenuto da vari psichiatri “pericoloso socialmente“. Domande che in questi giorni hanno avuto risposte perlopiù da un fronte sanitario, atte ad allontanare ogni tipo di perplessità (laddove ci fossero state) su eventuali responsabilità. Ed ecco, quindi, che nel ventaglio di chiarimenti si inserisce anche quello del tribunale. L’obiettivo è ricostruire quello che è stato uno degli ultimi iter processuali di Seung. Ovvero la famosa aggressione alla guardia giurata del tribunale, del febbraio 2022, in seguito alla quale è stata poi richiesta la misura di sicurezza. E a quanto pare non è stata l’unica.
Ma andiamo in ordine. Gianluca Paul Seung viene arrestato il 4 febbraio 2022 per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Il giorno dopo, in sede di convalida, finisce ai domiciliari. Il 3 maggio, sulla base della perizia del professor Pietrini che lo giudica “incapace di intendere e di volere“, viene assolto. Viene dichiarata l’inefficiacia, come la legge vuole, dei domiciliari e applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di un anno, con affidamento ad una struttura psichiatricaassistenziale, da individuarsi a cura del Centro Salute Mentale competente.
Percorso e cure che Seung non voleva fare - così è stato appurato - ma ad ogni modo la misura di sicurezza non scatta subito, serve l’ok del magistrato di sorveglianza. E qui tocca fare una rettifica sulle tempistiche riportate tempo fa. L’errore è nato dalla confusione con un altro procedimento a carico sempre di Seung, di cui se ne parlerà più avanti. In ogni caso la ricostruzione di oggi evidenzia un vuoto temporale abbastanza importante. La sentenza di cui sopra passa in giudicato il 18 giugno 2022 e il 13 luglio viene trasmessa all’ufficio del pubblico ministero che, a sua volta, il 15 luglio trasmette la richiesta di pericolosità sociale all’ufficio di sorveglianza di Pisa.
A questo punto la palla passa di là e la ricostruzione del tribunale lucchese si ferma. Non può essere altrimenti. Degli ulteriori passaggi non c’è ancora contezza. Quello che si sa, secondo quanto comunicato dallo stesso avvocato di Seung, a metà maggio di quest’anno era fissata un’udienza davanti al magistrato di sorveglianza per verificare la pericolosità sociale ed eventualmente applicare la misura di sicurezza. Un anno dopo la sentenza, 10 mesi dalla trasmissione degli atti. Nel frattempo, il tribunale di Lucca pronuncia altre sentenze nei confronti di Seung (una per calunnie e una per interruzione di pubblico di servizio) sempre con applicazione della solita misura di sicurezza (la richiesta cui si è fatto riferimento in un primo momento, quella trasmessa a Pisa nel gennaio 2023, si riferisce a una di queste sentenze). In parallelo, come ricostruito anche dalla psichiatria di Viareggio, si avvia la procedura per la nomina di un amministratore di sostegno. Con tutte le difficoltà che riscontrerà: ovvero le rinunce al caso. Amministratore di sostegno che, va detto, come il giudice tutelare non può costringere il soggetto al ricovero.
Lo ha detto ieri anche il procuratore capo Manzione: la terapia si basa sulla volontà del paziente. L’unica imposizione può essere il Tso (trattamento sanitario obbligatorio appunto) che può essere disposto dal sindaco del Comune di residenza, dietro parere medico. E ha una durata di sette giorni, rinnovabili su richiesta di uno psichiatra. Un Tso lo aveva suggerito la questura di Lucca il 4 aprile scorso, ma non è stato fatto, per un cortocircuito fondamentalmente. "L’operato dei magistrati del Tribunale di Lucca è irreprensibile - precisa il presidente Gerardo Boragine - Ciò detto, resta il problema della inadeguatezza degli strumenti messi a disposizione dall’ordinamento. E non solo in relazione alla mancanza di strutture in grado di assicurare una funzione realmente contenitiva e terapeutica, ma anche in relazione ai poteri conferiti all’Autorità Giudiziaria".