REDAZIONE LUCCA

Cento anni della locomotiva simbolo di Piazza al Serchio

Prodotta a Milano nel ’22, dal 1978 è ospitata ancora oggi all’ingresso del paese lungo la regionale 445, dove per l’occasione è stata costruita anche una galleria

Compie 100 anni la locomotiva 940-002 prodotta nel 1922 presso le Officine Meccaniche di Milano e diventata poi dal 1978 ormai il simbolo di Piazza al Serchio, che la ospita all’ingresso della cittadina, lungo la regionale 445, in uno spiazzo sulla sinistra a ridosso di un splendido sprone roccioso, dov’è stata costruita anche una galleria, diventata l’alloggiamento della suddetta vaporiera. Il monumento alla locomotiva a vapore 940-002 venne inaugurato con una grande manifestazione il 4 giugno 1978, organizzata dal Club Lucchese Amatori Ferrovia (Claf), aderente alla Federazione Italiana Modellisti e Amatori di Ferrovie. Tale monumento fu voluto dall’allora Comunità Montana della Garfagnana e curato e realizzato dall’Amministrazione Comunale di Piazza al Serchio, con l’allora sindaco Renzo Ferri. In occasione dell’inaugurazione di questo monumento, il primo in Italia dedicato a una locomotiva, il Claf organizzò due treni con trazione a vapore che, provenienti l’uno da Pisa-Lucca e l’altro da La Spezia-Aulla, fecero confluire a Piazza al Serchio tanti appassionati turisti.

Nell’occasione la locomotiva 940-002 fu affidata ufficialmente al Comune di Piazza al Serchio perché ne curasse la custodia a perenne e autentica testimonianza del benemerito servizio reso per lungo tempo dalla locomotiva nella Valle del Serchio e in Lunigiana, oltre a rappresentare una specie di santuario del vapore per gli appassionati della ferrovia. Il discorso ufficiale, quel giorno di 44 anni fa, fu tenuto da Antonio Fanesi, storico macchinista sulle locomotive a vapore e poi dirigente e appassionato studioso dei suddetti storici veicoli ferroviari. Numerosi anche i commenti sui social che invitano a visitare il monumento alla locomotiva a Piazza al Sercho.

"Un bell’oggetto, ricordo del nostro passato, per stare a dimostrare quanto la nostra ingegneria sia progredita da allora ai giorni nostri. Un pezzo di storia che ha anche in sé del romanticismo".

Dino Magistrelli