
Facendo una ricerca sui prodotti alimentari tipici del nostro territorio abbiamo scoperto, attraverso i racconti dei nonni, che esiste una farina di mais, purtroppo non più in commercio, di nome “Sessantina” o “Sessantino”. Il nome deriva dal fatto che, a differenza del granturco classico, esso matura in sessanta giorni. Siamo andati a intervistare l’unico produttore della zona: Bruno Lombardi. Bruno ci ha spiegato che, attraverso un suo amico agricoltore, è riuscito ad avere questo seme la cui coltivazione ha origine in tempi molto antichi, quando i mezzadri (contadini) lavoravano per i grossi proprietari terrieri (padroni) e non guadagnavano abbastanza per poter sfamare le proprie famiglie, così di nascosto ai padroni prendevano un po’ di seme di granturco che piantavano nelle fosse più umide e più nascoste. Il sig. Bruno ci ha detto che il periodo più giusto per la semina di questa varietà è luglio, quando la raccolta del grano è finita. Ciò avviene perché altrimenti, essendo vicini, i fiori rischierebbero di “innamorarsi” e il seme diventerebbe ibrido, non più puro. La coltura del granturco Sessantino permetteva di avere un secondo raccolto annuale. Tracce di questa coltivazione si trovano ancora oggi nelle antiche cascine lucchesi, dove ci sono dei vecchi ganci di ferro a forma di U, che servivano per appendere e far seccare le pannocchie. A Capannori, presso il museo Athena c’è una sezione in cui foto, disegni e documenti d’epoca raccontano questo granturco e insieme la tradizione contadina della Piana.