LUCCASe ne è andata martedì dopo una lunga malattia Carla Frediani, la missionaria laica della diocesi di Lucca che per anni ha donato la sua opera nei villaggi del Rwanda. "Mama Carla", così la chiamavano i tanti bambini che aveva conosciuto durante le sue missioni. Bambini che oggi, insieme al centro missionario della Diocesi e all’intera comunità lucchese, la piangono con affetto e immensa riconoscenza. Carla, classe 1935, era originaria di Castelvecchio di Compito dove da qualche anno era rientrata per motivi di salute. Seconda di tre figlie, all’età di soli 15 anni si era traferita in centro storico a Lucca per assistere la sua anziana nonna.
Fu proprio in quegli anni che iniziò a frequentare il movimento Regnum Christi, iscrivendosi anche al corso di infermiera alla Croce Rossa. Una vita, la sua, spesa per aiutare i meno fortunati: "Si definiva una persona semplice – scrive il centro missionario – all’età di 44 anni, aveva deciso di raggiungere don Giancarlo Bucchianeri in Rwanda, dove mosse i primi passi nella parrocchia di Nyarurema, nell’attuale diocesi di Byumba, nella provincia dell’Umutara nel nord del Paese. Un viaggio, quello, che l’ha legata al Rwanda per ben 35 anni". Carla aveva poi scelto di essere una laica consacrata nel movimento Regnum Christi: "Aveva un fisico minuto ed esile – raccontano dal centro missionario – ma in realtà era forte come una quercia, per aiutare un bambino diventava una leonessa, aveva le sue radici saldamente attaccate al terreno, quella terra rossa da cui non avrebbe mai voluto andare via perché la sentiva come la sua seconda casa" Nel Centro Nutrizionale di Nyarurema, e poi anche in quello di Rukomo, negli anni Ottanta Carla accoglieva i bambini malati e denutriti e le loro madri.
"Carla ha affrontato le più grandi atrocità durante la guerra, nel periodo buio del genocidio eppure la sua fede non ha mai vacillato perché laddove la gente vedeva miseria e disperazione, lei trovava speranza e misericordia per tutti – scrive il centro Missionario -. Non ha mai amato avere i riflettori puntati, era schiva ad ogni forma di clamore o pubblicità, non amava farsi fotografare e a chi elogiava il suo operato rispondeva risolutamente "Che avrò fatto mai?".
A dedicare un ricordo alla missionaria anche l’arcivescovo Paolo Giulietti: "Sono grato per la testimonianza di una vita spesa nella vicinanza ai poveri e nel servizio alla Chiesa – ha detto –. Carla è stata una delle persone più significative nella lunga vicenda di amicizia tra le diocesi di Byumba e Lucca. Sento di poterla proporre come una testimone di speranza per questo nostro anno giubilare". "Auguriamo a tutti di incontrare sul proprio cammino una Carla - scrivono i volontari dell’associazione Noi e il terzo mondo di Castelvecchio di Compito - La ringraziamo per la forza, l’esempio e i valori che ci ha trasmesso". Giulia Prete