Paolo Mandoli
Cronaca

Le oltre cento chiese di Lucca. Un patrimonio da conservare tra mille difficoltà e poche risorse

La chiusura di Santa Maria Corteorlandini per il rischio di crolli all’interno rilancia il problema della tutela del vasto patrimonio di edifici sacri. Determinanti i contributi della Fondazione CrL

La chiesa di Santa Maria Corteorlandini conosciuta anche come Santa Maria Nera e chiusa da venerdì (foto Alcide)

La chiesa di Santa Maria Corteorlandini conosciuta anche come Santa Maria Nera e chiusa da venerdì (foto Alcide)

Lucca, 19 gennaio 2025 – Dei 142 edifici sacri che in passato esistevano nel centro storico di Lucca una sessantina sono stati disfatti; altri 45 hanno cambiato l’utilizzo e gli ulteriori 40, ancora presenti, sono ormai divisi tra varie proprietà. Ovviamente ci sono edifici sacri della Arcidiocesi mentre altri appartengono al Comune di Lucca, alla Provincia di Lucca, alla Fondazione Cassa di risparmio di Lucca oppure, come nel caso di Santa Maria Corteorlandini, al Ministero dell’interno.

La manutenzione di questi edifici richiede spese ingenti e trova spesso riscontro nei bandi della Fondazione Cassa di Risparmio che anche per il periodo 2024-2026 ha stanziato ben 5.280.000 euro per interventi sui beni culturali di cui circa la metà per le chiese del territorio provinciale di Lucca. Una cifra importante per sostenere i vari progetti di restauro e di valorizzazione dei beni culturali sottoposti alla tutela della Soprintendenza ma comunque insufficiente per far fronte a tutte le necessità.

Ci sono infatti chiese, anche quelle monumentali cittadine, che hanno necessità di interventi strutturali a causa di forme di dissesto statico delle strutture portanti, dei tetti o dei campanili. Ovviamente il passare del tempo, gli eventi meteo avversi o anche i piccoli terremoti causano il degrado fino a colpire anche le opere d’arte interne ed esterne: le pitture, le sculture, gli arredi in pietra, in legno, in terracotta, ecc. Molte chiese hanno necessità anche delle rampe in pietra per superare le scalinate che diventano barriere architettoniche per i fedeli, i visitatori e i turisti.

Oltre alla chiesa di Santa Maria Corteorlandini chiusa da venerdì, ma dove la celebrazione eucaristica è ancora possibile ogni giorno nell’oratorio della Madonna della Neve, oggi si trovano impalcature e aree di cantiere in due chiese aperte al culto. Nella cattedrale di San Martino il cantiere riguarda la cappella di Matteo Civitali, mentre nel transetto nord della stessa chiesa è presente ancora il laboratorio di restauro del Volto Santo. Anche nella chiesa di Santa Maria Forisportam sono presenti, ormai da molti anni, impalcature nella prima volta della navata nord.

Negli ultimi due anni ci sono stati anche studi e indagini sulla chiesa e il campanile di San Michele per un più completo progetto di restauro che ha riguardato gli aspetti geognostici, geofisici e di laboratorio e l’analisi delle superfici lapidee interne ed esterne, con la prospettiva di aprire al pubblico anche il campanile.

Per poter sostenere i costi della manutenzione e dei più profondi interventi di restauro un contributo determinante può arrivare dalla bigliettazione. L’introduzione del ticket nelle chiese di San Martino, San Giovanni e Reparata e San Frediano è già realtà da anni. Anche l’apertura dei campanili, a cominciare da San Martino e San Frediano (quest’ultimo aperto dal giugno 2023) è già realtà, mentre molto resta da fare sul fronte degli eventuali musei legati alle chiese monumentali. La cattedrale di San Martino ha già il suo museo e registra mediamente 300-320 mila visitatori l’anno nell’intero complesso museale che comprende le chiese di San Martino, San Giovani e Reparata, il campanile e il museo della cattedrale. Fra le prossime tappe torna a farsi strada il museo di San Frediano, di cui si parlava molto 25-30 anni fa, uno spazio dove esporre non soltanto le opere d’arte di cui è ricca questa chiesa ma anche mostre e attività culturali legate all’intera Arcidiocesi lucchese.

Insomma un punto di riferimento diocesano di museo diffuso sul territorio, con una parte fissa con le opere conservate e non conosciute dei vari locali annessi delle chiese della città. D’altra parte il progetto del museo diocesano di arte sacra, era un preciso progetto Fio di inizio anni novanta del secolo scorso e che doveva coinvolgere buona parte dell’ex Real Collegio. La necessità di tutelare le opere d’arte di cui sono ricche le chiese lucchesi resta attuale, anzi sempre più urgente, visto che moltissime chiese sono ormai chiuse al culto anche per la mancanza di sacerdoti o diaconi. Dopo il primo finanziamento Fio degli anni novanta era seguito anche un secondo finanziamento, con i fondi provenienti dalla legge sui proventi del gioco del lotto, fra il 1998 e il 2001 sempre con l’intento di restaurare parte dell’ex Real Collegio destinato ad accogliere il museo diocesano di arte sacra.