
Una perdita secca di circa 700 metri di raccolto, in questo periodo il granoturco, ogni notte che si traduce in 200-300 euro che ogni giorno vanno in fumo. Letale per una ditta. Sono in tre, tutte aziende agricole di Altopascio, a protestare perché rischiano la chiusura a causa dei danni provocati dai cinghiali. Sono imprese familiari quelle di Luca Franceschini, Roberto Pollastrini e Brunetto Matteoni, ubicate rispettivamente in via del Ribocco a Marginone, sulla Mammianese ad Altopascio e in via Mazzei a Spianate.
"Adesso basta, qualcuno ci deve dire come possiamo fare. Non possiamo continuare a rimettere denaro in questa maniera. Sabato prossimo abbiamo un incontro in Comune, ma noi – spiegano i tre imprenditori - vorremmo parlare con l’assessore regionale all’agricoltura Remaschi. Servono risposte. Noi questi animali non possiamo toccarli, ma loro sono liberi di scorrazzare all’interno delle nostre proprietà. Ricordiamo a tutti che, con il massimo rispetto per chi coltiva cereali per hobby, ma noi lo facciamo di professione. Abbiamo dipendenti, rischiamo di chiudere e di doverli mandare via nel prossimo futuro se la situazione non migliorerà".
Era stato identificato un potenziale rimedio, che però non ha funzionato: "Ci era stato suggerito di adoperare un liquido con cui cospargere reti di recinzione e delimitazioni varie – aggiungono i tre – una sostanza che, in teoria avrebbe dovuto tenere lontani gli ungulati per l’olezzo repellente. Ma non è stato così. Un mero palliativa che non solo non ha funzionato ma che ci ha fatto spendere soldi inutilmente". Eppure la ragione di questa invasione è nota. "Arrivano tutti dall’oasi della Sibolla. A branchi, abbiamo i filmati delle telecamere, uno o due esemplari li puoi tenere a bada e scacciare, ma in una dozzina, talvolta in venti, venticinque, diventa impossibile arginarli. Anche pericoloso, sotto certi aspetti. Arrivano dopo il tramonto e travolgono tutto, con la medesima tecnica: prima si sdraiano sulle piante, poi divorano, ad esempio le pannocchie. Talvolta il danno viene fatto già al momento della semina. Vogliamo risposte concrete ed immediate". Massimo Stefanini