Le aziende agricole luogo di salvezza e riscatto per le donne vittime di violenza. E con circa 17 mila imprese agricole gestite da donne, la campagna è già in campo con esempi concreti. Dalla prima accoglienza al reinserimento lavorativo, dalla raccolta e distribuzione di alimenti alla panchina rossa a 1.300 metri di altezza, linguaggio universale del no alla violenza, sono già diverse in Toscana le aziende agricole che nel completo anonimato collaborano con i centri antiviolenza mettendo a disposizione a volte un tetto, altre un lavoro insieme a umanità, conforto, solidarietà ed amicizia. A livello nazionale quasi un’azienda agricola su cinque tra quelle che fanno agricoltura sociale offre accoglienza residenziale per persone in disagio e fragilità, proprio come le donne vittime di abusi, secondo l’analisi Coldiretti su dati Welfare Index Pmi.
In Toscana, uno degli esempi consolidati della collaborazione è quello tra Coldiretti ed il centro antiviolenza “Non ti scordar di te” della Valle del Serchio rappresentato, in occasione del convegno, dalla vice presidente Valentina Folegnani e da Vittoria Buonagurelli Cardella.
“Coldiretti è da molti anni impegnata a collaborare con il centro antiviolenza della Valle del Serchio. Abbiamo raccolto e distribuito pacchi alimenti, sostenuto raccolte fondi, donato fiori, organizzato pranzi e corsi di inclusione, messo a disposizione i nostri Caf, abbiamo assunto in uno degli uffici di Coldiretti una delle ragazze che sono passate dai centri antiviolenza e poi dai centri per l’impiego. – ha spiegato Francesca Buonagurelli, imprenditrice agricola ed operatrice del centro antiviolenza – ln tanti aspetti le donne hanno cambiato la tradizione agricola con il lavoro e l’impegno. Le nostre aziende sono spazi dove ricominciare, ripartire, ritrovando una indipendenza economica che rappresenta una prigione per una donna che non ha via di uscita. La strada che dobbiamo percorrere è ancora lunga, lo dicono i numeri, ma insieme sarà più facile”.