
Luca Menesini presidente del Gruppo dei progressisti europei al debutto ieri all’assemblea del Comitato delle Regioni
Un territorio sempre più centrale a livello europeo in un’Europa che punta sempre più sulla coesione, sull’inclusione e sulla solidarietà. Con questa sfida, portata avanti anche nel suo ruolo politico, è iniziata ieri a Bruxelles, con la sessione inaugurale dell’ottavo mandato (2025/30) del Comitato europeo delle Regioni (CdR), il lavoro di Luca Menesini, già membro del Comitato in qualità di rappresentante delle Province italiane (Upi) e adesso ufficialmente in carica come presidente del Pse.
La plenaria si è aperta con i saluti del presidente uscente del Comitato europeo delle Regioni, Vasco Alves Cordeiro, che ha concluso il suo mandato, per poi proseguire con l’intervento e i saluti del presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, ex sindaco di Lisbona ed ex presidente del Portogallo. Nel dibattito con il presidente Costa, il presidente del Gruppo dei progressisti europei, Luca Menesini, è intervenuto per riportare la centralità dell’impegno europeo sulla coesione, pur nelle diversità.
"L’Europa deve affrontare molte sfide e lo deve fare con il coinvolgimento di tutti, governi, autonomie locali e cittadini. Essere qui significa poter rappresentare nel concreto non solo il mio territorio di riferimento, ma tutte le Province italiane e quindi tutte le specificità e le diversità che compongono il nostro Paese, in un’ottica locale, nazionale e ora europea. E’ questa la rappresentazione - e lo è anche nelle parole del presidente Costa come capo del Consiglio Europeo - della governance multilivello; è questo quello che va fortificato e assicurato: un’Europa coesa, dove non si esaltino i personalismi nazionali, ma si lavori per un progetto comune e per una prosperità condivisa".
"Dalla Commissione Europea, invece, riceviamo indicazioni che non vanno in questa direzione - continua Menesini - Lo si vede sul tema della difesa, dove la fretta e l’urgenza di costruire un’Unione per la Difesa rischia di creare spazio di investimento e governance a livello nazionale ma senza coinvolgimento delle regioni e pochissima integrazione a livello europeo. Sembra che conti solo spendere di più, per la gioia delle imprese di armamenti, soprattutto quelle americane: spendere a livello europeo in difesa significa poter liberare risorse nazionali per la crisi abitativa, la salute e l’educazione che sono e restano priorità per una Europa di pace“.
“Nella discussione del futuro budget dell’Unione Europea - chiude Menesini – vediamo un mondo alla rovescia. Notiamo sempre più scelte che vanno nella direzione della rinazionalizzazione da parte dell’organismo che dovrebbe rappresentare l’interesse comune europeo e che, invece, in questo momento sembra voler restituire il maggior numero possibile di responsabilità agli Stati membri, mentre alcuni Stati, che spesso amano parlare di sussidiarietà, sostengono la centralizzazione".