"E’ una situazione di assoluta gravità e di incertezza per il futuro: i dati sono terribili": davvero da brividi nella schiena le parole usate dal presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi per presentare i numeri della rilevazione congiunturale condotta dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord su un campione di 500 aziende per il 2° trimestre 2020. E i numeri parlano si troppo chiaramente: nel complesso dell’area Lucca-Pistoia-Prato la produzione ha segnato nel 2° trimestre 2020 una contrazione del -20,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. In particolare, a Lucca il calo è stato del 12,7 per cento, a , Pistoia del 17,3 per cento, ancora peggio per Prato che ha chiuso con un drammatico -33,9 per cento. Dati la cui gravità si può comprendere maggiormente se si paragona con il precedente ‘periodo nero’, quello del 2008-2009, che produsse una contrazione della produzione industriale dell’11,2 per cento a Lucca, del 13,1 a Pistoia, del 18,2 a Prato. Emerge un quadro fosco, che Grossi ha presentato insieme ai due vice presidente Francesco Marini e Daniele Matteini.
"I problemi che il Covid-19 ha provocato e sta provocando – ha spiegato Grossi – si traducono in mercati bloccati, difficoltà di spostamento fisico delle persone con effetti pesanti sul piano della promozione, significativi incrementi di costi per poter produrre in condizioni di sicurezza. Manifatturiero, edilizia, turismo sono duramente colpiti. Vedremo con esattezza nei futuri bilanci aziendali 2020 quali saranno gli effetti sui ricavi e sui margini; quanto agli effetti occupazionali, i prossimi mesi purtroppo evidenzieranno situazioni di forte criticità". Per Confindustria appare inevitabile il ricorso e, in prospettiva, il prolungamento della cassa integrazione. "Stiamo vivendo una fase di straordinaria drammaticità e siamo tutti chiamati a dare il meglio di noi – aggiunge – tutti, inclusi politici e amministratori pubblici. Fra due mesi la Toscana avrà nuovi organi: la nostra associazione è apartitica, non fa il tifo per nessuno ma ne fa, e molto, per un nuovo approccio alla politica industriale della regione. Un approccio efficace, realistico, moderno, consapevole che la Toscana non è solo paesaggi campestri, per quanto belli e pregevoli, ma è anche manifatturiero, a cui questa regione deve un terzo dell’occupazione". La crisi, nel frattempo, ha colpito duro: già nel primo trimestre 2020, la produzione manufatturiera nelle tre province era scesa del 6,8 per cento, nel secondo trimestre si è toccato il -20,2 per cento. E a essere più colpite sono le aziende sotto i 50 dipendenti, dove la contrazione ha toccato il 24,9 per cento della produzione. Una mano potrebbe arrivare dalla sburocratizzazione di molti passaggi nelle gare pubbliche.
"A chi guiderà la Regione – conclude Grossi – chiediamo un cambio di passo e un approccio pragmatico all’insegna della concretezza, della sburocratizzazione e della semplificazione. Un approccio che dovrebbe essere esteso anche all’ambito delle agevolazioni per le imprese: esiste un recentissimo atto di indirizzo che sembra andare in questa direzione, speriamo che gli vengano date gambe. E’ indispensabile che questo avvenga, perché le agevolazioni hanno un’incisività oggi compromessa dalla lentezza degli iter dei bandi e sono rese poco appetibili da troppi appesantimenti. Perizie giurate o asseverate da parte di professionisti, richieste anche per progetti di limitata entità, significano costi; se a questi si aggiunge il ricorso a modalità complesse e diverse per la presentazione delle domande, il frequente mancato rispetto dei tempi per la pubblicazione delle graduatorie e la tardiva erogazione dei contributi, si può comprendere come anche queste misure si svuotino almeno in parte di efficacia".
Fabrizio Vincenti