Secondo appuntamento con la rassegna “Conversazioni in San Francesco”, ideata e organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Stasera alle 21 saliranno sul palco Chiara Tagliaferri, Marina Pierri e Claudia De Lillo, che proporranno le loro riflessioni attraverso lo spettacolo dal titolo “Corpi elettrici”. Al centro della rappresentazione, la profonda riflessione sulle esperienze e le sfide attuali delle donne.
Tagliaferri con Michela Murgia, è autrice del progetto “Morgana” e una scrittrice e podcaster; De Lillo, giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica nonché blogger, si occupa di temi legati alle donne, famiglia e lavoro; Pierri, scrittrice, narratologa e critica televisiva, si occupa di rappresentazione di genere nei media audiovisivi. A quest’ultima, autrice del libro “Eroine”, abbiamo rivolto alcune domande sull’importante lavoro che portano in scena.
“Corpi elettrici” è la giusta rappresentazione di una tema così profondo su cui riflettere: perché è stato utilizzato questo titolo?
"Parleremo del viaggio dell’eroe-eroina, di movimento del corpo nello spazio che genera cambiamento intorno a noi e a chi ci sta vicino; come afferma la scrittrice a me cara, Dara Marks, noi ragioniamo di storie sapendo che il cambiamento spaventa molto l’essere umano, ed è di fatto una corrente che elettrizza".
Parafrasando Flaiano, il tema legato alle donne è sentito ma non così culturalmente assimilato: quale strada bisognerebbe imboccare?
"Sono felice che citi Flaiano, lo adoro; si tratta appunto di un tema poco sentito ed è per questo che negare l’esistenza del patriarcato significa negare lo squilibrio nel potere di genere: allora ecco che le storie si rivelano importanti perché ci possono dire come trasformare l’equilibrio di potere".
In che modo le protagoniste delle serie tv possono aiutare in questa opera di consapevolezza?
"Scindo la risposta parlando da un lato del confronto femminile rappresentato con il monolite della cura: la cura di sé, dell’altro, della bellezza; ed è questa sua “postura” a determinare il ruolo nella società. Le serie Tv hanno una natura produttiva complessa e interessante; con la nascita delle piattaforme, il mercato “seriale” si arricchisce e apre, associando voci: le serie, quindi, aiutano nella misura in cui sono le donne a scriverle: è una forza propulsiva dove c’è spazio per voci che raccontano corpi".
La realtà spesso gioca brutti scherzi. Perché si esce dalle serie tv e si va a sbattere contro il muro degli stereotipi, non le sembra?
"Certo, le serie aiutano a illuminare gli angoli oscuri, poi il reale è l’agone dove lavorare nell’opera di consapevolizzazione; quando si lavora per tutti ciò, fa male vedere che c’è chi prova a spazzare via tutto questo: ma occorre continuare a dare voce alle donne, creando sinergia tra il mercato culturale e tutte le tante, altre voci che hanno bisogno di essere rappresentate".