Lucca, 17 novembre 2020 - Telefonate a tamburo battente, burocrazia, pazienti disorientati. E’ la ragnatela entro la quale i medici di famiglia, cercano di muoversi e di curare i malati Covid meno gravi a casa loro. Con un carico di ben 1.500 pazienti in caso di medico massimalista, come la dottoressa Palmira Tuccori, che ha lo studio in via delle Ville a Lammari.
Dottoressa Tuccori com’è questo balzo all’indietro, un sorta di ritorno drammatico alla prima ondata del virus? “Si lavora tantissimo, spesso al telefono per rispondere ai pazienti. Ci chiedono le impegnative per fare i tamponi ma poi trovano i siti bloccati e ci richiamano perchè non sanno come fare. Siamo alle prese con un mare di burocrazia, per i contatti con l’igiene, le certificazioni, i codici, tutti diversi, che discendono dai vari Dpcm. E’ un impegno che si affronta ma che porta via tantissimo tempo“.
Curare a casa un malato Covid si può? “Certo se i sintomi sono lievi. A volte succede che stanno a casa una settimana e il peggioramento arriva dopo. Ma di una quindicina di infetti che ho tra i miei pazienti al momento, solo uno, diabetico, è dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale“.
Quando si capisce che non basta più la terapia a casa? “Un’ottima spia è il saturimetro, che io consiglio di acquistare a chi si è ammalato di Covid. Semplice da usare, si applica al dito, segnala se subentrano deficienze polmonari e respiratorie. Quello è il momento di rivolgersi all’ospedale“.
Altrimenti? “Altrimenti per la cura a casa il protocollo consiglia cortisone, eparina a basso peso molecolare e poi tachipirina per la febbre alta. Il Remdesivir, antivirale, può invece essere somministrato, in vena, solo all’ospedale, sotto stretta osservazione medica“.
Le bombole di ossigeno si trovano in farmacia? “Sì nella nostra zona non c’è questo problema che invece è presente in altre aree. Quando l’ho ordinata ho sempre trovato“.
E il vaccino antinfluenzale? “Ho una trentina di pazienti ancora in attesa, molti lo hanno fatto anche grazie all’ultima fornitura arrivata in settimana. Molti hanno fatto e stanno facendo anche il pneumococco, gratuito anch’esso per alcune fasce di età e di rischio“.
Fate visite a domicilio? “Bardandoci anche con casco, visitiamo in ambulatorio. Il nostro “braccio operativo“ per l’assistenza domiciliare, sono le unità “Usca““.
C’è ancora contagio? “Sì, a scuola, hanno chiuso di recedente anche una classe delle medie. Poi nelle fabbriche e a casa, con famiglie interamente colpite dal virus oppure, bizzarramente, anche un solo componente su quattro“.
La fascia più colpita? “I 40-50enni, spesso solo lievemente sintomatici“.