
Immagine realizzata da Benedetta Canini e Giulia Fornesi
Una terra che ha saputo coniugare il genio letterario con la lungimiranza politica. Questa è la nostra Toscana. Due in particolare sono le figure che, secondo noi, lo testimoniano.
In primis il Padre della lingua italiana, Dante Alighieri, il Poeta per antonomasia che ha parlato di libertà (ch’è sì cara), di giustizia, di dignità e della vera nobiltà, quella dell’animo umano. Il concetto di giustizia, libertà e dignità umana permea l’intero poema “La Divina Commedia”.
Dai gironi dell’Inferno, in cui una pietà umana si fa tangibile per la triste sorte dei due innamorati Paolo e Francesca, alle cornici del Purgatorio, in cui Catone incarna l’ideale di libertà avendo sacrificato la propria vita pur di non sottomettersi alla tirannia di Cesare, fino ai cieli del Paradiso, in cui San Pietro mostra come la dignità umana risieda nella fedeltà ai valori morali, non nel potere e nella ricchezza.
L’opera diventa un vero e proprio manifesto di giustizia non solo divina, ma anche terrena, in cui la punizione non è mai fine a sé stessa, ma strumento di elevazione morale.
Questo pensava anche Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana, che il 30 novembre 1786 promulga una riforma dal sapore antico, ma così attuale: quella della legislazione criminale Toscana, conosciuta come “codice Leopoldino”, il primo Stato al mondo ad attuare un provvedimento di tale portata.
Esso prevedeva l’abolizione della pena di morte e la tortura.
Una misura che affonda le sue radici nelle idee illuministe di Cesare Beccaria, che nel suo Trattato “Dei Delitti e delle Pene”, propugnava l’idea che la pena di morte fosse inutile e dannosa.
Innanzitutto perché viola il contratto sociale per cui lo Stato non può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un cittadino che dovrebbe piuttosto proteggere.
Inoltre disumanizza la società e non funge da deterrente efficace perché non scoraggia affatto il crimine, per non parlare degli irreparabili errori giudiziari ai quali potrebbe portare.
Dante Alighieri e Pietro Leopoldo, due simboli così distanti nei secoli, ma così vicini nelle idee.
Il primo con la letteratura, l’altro con le leggi, entrambi denunciano l’ingiustizia e propugnano una società più equa e pacifica, ponendo la Toscana all’avanguardia nella difesa dei diritti umani.