Lucca, 24 marzo 2022 - Una ventina di coltellate, molte delle quali profonde e gravissime, sferrate con forza: almeno 4 o 5 assestate al fianco sinistro mentre la povera Carmela Fontana era già distesa a terra sanguinante. Il tutto utilizzando due diversi grossi coltelli da cucina, perché il primo si era addirittura rotto dopo alcuni fendenti al costato.
È questa l’agghiacciante ricostruzione emersa ieri nell’aula della Corte d’Assise (presidente la dottoressa Nidia Genovese) dove si celebra il processo per il femminicidio che il 28 maggio scorso costò la vita a Carmela Fontana, massacrata in casa dal marito Luigi Fontana, 54enne. In aula il pm Alberto Dello Iacono.
L’imputato reo confesso, difeso dagli avvocati Graziano Maffei ed Enrico Carboni, è rimasto seduto impassibile per tutta la durata dell’udienza, senza mostrare la minima emozione e senza dire una parola. È rimasto in silenzio perfino durante la deposizione del consulente medico legale Stefano Pierotti, quando scorrevano sui monitor le agghiaccianti immagini delle ferite mortali da lui inferte alla povera donna. Come se quei fatti non riguardassero lui e neanche la sua compagna di vita.
Dopo le testimonianze del maresciallo Marco Merini e del comandante Cosimo Calderone della stazione di Altopascio, è stata la volta del medico legale Stefano Pierotti che ha ricostruito nel dettaglio le gravi lesioni inferte dal marito alla povera Carmela. Alcune coltellate l’hanno raggiunta al polmone destro e al fegato, altre micidiali all’addome, al rene sinistro e all’aorta. Poi alcune lesioni agli arti superiori compatibili con il tentativo della vittima di sottrarsi ai colpi.
"Appare evidente – ha sottolineato il dottor Pierotti – che sono stati utilizzati due coltelli (trovati e sequestrati dai carabinieri) in due tempi diversi: prima un coltello con lama di 20 per 4 centimetri, che a un certo punto perde l’impugnatura, poi un altro di 27 per 2 centimetri, quando la vittima era già caduta sul pavimento. Lo si vede dalle tracce ematiche". E a questo proposito è anche emerso che sulle lame c’era soltanto il sangue di Carmela.
Tra i testimoni, ascoltato anche un cinquantenne che aveva avuto una breve relazione con la vittima, interrotta però alcuni mesi prima del delitto. "Il marito non sapeva nulla di noi, ma un parente mi avvicinò per dirmi di lasciare stare Carmela". L’udienza è stata rinviata al 13 aprile e poi al 27 per la sentenza. Intanto restano da chiarire le capacità psichiche dell’omicida.