Lucca, 27 gennaio 2025 – Potrebbe riaprirsi la vicenda giudiziaria legata al delitto di Ursula Turri, l’operatrice sanitaria di 49 anni soffocata con un cuscino nella sua camera da letto a Barga il 19 novembre 2019. La Corte d’Appello di Firenze ha infatti fissato al 26 febbraio prossimo l’udienza per discutere il ricorso presentato dal pm Antonio Mariotti e dal legale di parte civile Paolo Mei contro la sentenza del gup che il 21 febbraio scorso aveva assolto l’ex compagno Fabio Picciolo, 58 anni, già impiegato all’ufficio protocollo del Comune di Barga.
Il ricorso in appello era scattato dopo il deposito delle motivazioni della sentenza emessa dal gup Simone Silvestri. Secondo pm e parte civile ci sarebbero infatti vari elementi contradditori nella sentenza e alcuni indizi importanti che non sarebbero stati valutati correttamente.
Tra questi, la mancanza di segni di effrazione alla porta della casa di via Fontana a Barga e la presenza di qualcuno nella casa dopo il decesso della donna: l’omicida è ritornato più volte sul luogo del delitto utilizzando la chiave poi trovata dai carabinieri sul pavimento della camera.
Per l’accusa, Picciolo non avrebbe un alibi dalle ore 17 e sino a tutto il 19 novembre: in quel lasso di tempo per 10 volte invia 5 messaggi sul cellulare dal tono disperato e dichiara ai carabinieri di essere sempre rimasto in casa a guardare la tv.
Ma per il consulente tecnico del pm “alle 22.12 il database del suo dispositivo registra un tentativo di collegamento con il wifi nella casa della vittima e il tono dei suoi sms cambia improvvisamente e i messaggi degli ultimi giorni mostrano un crescendo di delusione e gelosia per aver capito che la Turri aveva ripreso il rapporto con un’altra persona”.
Le indagini biologiche hanno rilevato “tracce genetiche attribuibili a Picciolo sugli occhiali marroni della vittima rinvenuti il 21 novembre su un mobile del salotto a piano terra e nel margine libero unguenale di tre dita di Ursula Turri, luogo compatibile con il contatto da difesa”. Addosso all’ex dipendente comunale sono state rilevate tracce di ferite al volto ed ecchimosi al dorso delle mani compatibili con una colluttazione. Contestato anche il fatto che il giudice non abbia ritenuto attendibile la testimonianza di un’amica barista: dichiarò che alle 19 Ursula era da loro per un aperitivo con noccioline, le stesse che il medico legale ha trovato con l’autopsia. E mentre l’autopsia dichiara che è morta tra le 19 e mezzanotte (quando Picciolo non ha alibi), il giudice sostiene che è morta tra le 15 e le 17 quando lui era in Comune. La parola passa ora alla Corte d’Appello di Firenze.