REDAZIONE LUCCA

Delitto Turri, ricorso in Appello. Pm e parte civile contro l’assoluzione

L’istanza mette in evidenza presunte contraddizioni nella sentenza del gup che aveva assolto l’ex Picciolo

Delitto Turri, ricorso in Appello. Pm e parte civile contro l’assoluzione

Non è ancora conclusa la vicenda giudiziaria legata al delitto di Ursula Turri, l’operatrice sanitaria soffocata con un cuscino a 49 anni nella sua camera da letto a Barga il 19 novembre 2019. Il pm Antonio Mariotti e il legale di parte civile Paolo Mei hanno infatti presentato ricorso in Appello contro la sentenza del gup che il 21 febbraio aveva assolto l’ex compagno Fabio Picciolo, 58 anni, ex impiegato all’ufficio protocollo del Comune di Barga.

Il ricorso è scattato dopo il deposito delle motivazioni della sentenza emessa dal gup Simone Silvestri. Secondo pm e parte civile ci sarebbero elementi contradditori nella sentenza e alcuni indizi importanti valutati non correttamente.

Tra questi, la mancanza di segni di effrazione alla porta della casa di via Fontana a Barga e la presenza di qualcuno all’interno della casa dopo il decesso della donna: l’omicida è ritornato più volte sul luogo del delitto utilizzando la chiave poi trovata dai carabinieri sul pavimento della camera. Secondo l’accusa, Picciolo non avrebbe un alibi dalle ore 17 (uscita dal lavoro) e sino a tutto il 19 novembre: in quel lasso di tempo per 10 volte invia 5 messaggi sul cellulare dal tono disperato e dichiara ai carabinieri di essere sempre rimasto nella sua casa guardano la tv e fumando. Ma per il consulente tecnico del pm “alle 22.12 il database del suo dispositivo registra un tentativo di collegamento con il wifi nella casa della vittima e il tono dei suoi sms cambia improvvisamente e i messaggi degli ultimi giorni mostrano un crescendo di delusione e gelosia per aver capito che la Turri aveva ripreso il rapporto con un’altra persona”.

Le indagini biologiche hanno rilevato “tracce genetiche attribuibili a Picciolo sugli occhiali marroni della vittima rinvenuti il 21 novembre su un mobile del salotto a piano terra e nel margine libero unguenale di tre dita di Ursula Turri, luogo compatibile con il contatto da difesa”. Addosso all’ex dipendente comunale sono state rilevate tracce di ferite al volto ed ecchimosi al dorso delle mani compatibili con una colluttazione.

Contestato anche il fatto che il giudice non abbia ritenuto attendibile la testimonianza di un’amica dipendente di un bar che ha dichiarato che alle 19 Ursula era da loro per un aperitivo con noccioline, le stesse che il medico legale ha trovato con l’autopsia. E mentre l’autopsia dichiara che è morta tra le 19 e mezzanotte (quando Picciolo non ha alcun alibi riscontrabile), il giudice sostiene che è morta tra le 15 e le 17 quando Picciolo era in Comune. Solo indizi e non prove per il gup. La parola passa ora alla Corte d’Appello di Firenze.

P.Pac.