PAOLO MANDOLI
Cronaca

Lucca, in 30 anni spariti 100 sacerdoti. La cura dimagrante della Diocesi

Come i numeri cambiano in modo radicale il modo di vivere la fede sia nella città che nelle aree rurale

Lucca, in 30 anni spariti 100 sacerdoti

Lucca, 28 giugno 2023 – Trenta anni fa la Diocesi di Lucca aveva 362 parrocchie suddivise in 11 zone. C’erano 237 sacerdoti, 30 religiosi, 17 diaconi permanenti. L’ultimo consistente apporto di parrocchie e sacerdoti era avvenuto nel settembre 1992, quando un decreto della Congregazione dei vescovi aveva passato le 107 parrocchie della Garfagnana dalla Diocesi di Massa Carrara e Pontremoli a quella di Lucca. Con il passare del tempo si è registrata una progressiva riduzione delle parrocchie. Il sito della Diocesi di Lucca (www.diocesilucca.it) ne conta 359, compresa la minuscola Isola Santa con appena due abitanti. In realtà togliendo una quindicina di antiche parrocchie oggi con appena 10/15 abitanti già alla vigilia della riforma del 2018/19 si era arrivati a 346 parrocchie, poi trasformate dalla stessa riforma nelle attuali 35 “comunità parrocchiali” comprese le due “Chiesa-nella-città” di Lucca e di Viareggio. 40 anni fa anche nel centro storico di Lucca c’erano ben 11 parrocchie. Oggi ne esiste una sola che anzi è ormai integrata nella “Chiesa-nella-città” che comprende anche la periferia con Santissima Annunziata, Arancio, Pontetetto, Sant’Anna, San Concordio, San Donato, San Filippo, San Marco e San Vito.

Una trasformazione che ha imposto sempre più la concentrazione al fine di mantenere attività, dinamiche di innovazione, capacità missionaria e formativa anche pensando alle nuove generazioni. In questo cammino di trasformazione, anche alla luce di quanto sperimentato negli anni della pandemia si parla anche dell’apporto delle nuove tecnologie, comunque in una innovativa relazione tra la Chiesa e il territorio, superando la vecchia centralità della parrocchia come era intesa finora.

D’altra parte oggi la Diocesi di Lucca ha appena 130 sacerdoti con un’età media in crescita continua. Impensabile dunque mantenere il rapporto di un sacerdote per ogni parrocchia che era possibile 50 o più anni fa. Le attività tipiche della parrocchia un tempo presidiata da un sacerdote, anzi spesso e almeno in passato anche da due o tre sacerdoti, sono progressivamente sfumate e si sono concentrate in aree più vaste. Ciò è avvenuto parallelamente alla riduzione degli abitanti di molte zone montane, collinari o comunque delle periferie, anche per effetto delle chiusure, degli accentramenti e delle sinergie dei vari servizi pubblici. Resta forte la richiesta di una presenza qualificata, dunque del sacerdote, almeno in alcune occasioni importanti dell’anno liturgico e naturalmente anche per le tradizionali feste paesane che segnano il tempo nell’anno e nelle sue stagioni.

Finora anche a livello locale la Diocesi di Lucca procede con progressive messe a punto muovendosi, come ha spiegato dall’arcivescovo Giulietti, verso la redazione di un progetto, capace di supportare una riforma che deve essere profonda e rapida più che altrove, a fronte di un degrado assai veloce, che guidi e non subisca le mutazioni, orientando la Chiesa alla missione. Servono scelte decise, anche se faticose, con “gradualità impaziente” e attenzione alla complessità.

"Potrebbe essere molto utile, in questi anni di ricerca e riforma – ha detto monsignor Giulietti – un osservatorio-laboratorio, che faccia monitoraggio delle tante esperienze in atto, le valuti e ne selezioni le migliori, standardizzandole affinché siano replicabili, e magari che accompagni chi desidera attivarle".

Concretamente si guarda a sviluppare i ministeri dei laici nelle comunità cristiane: lettori, catechisti, accoliti. Tali ministri dovranno essere veri animatori e non semplici esecutori delle indicazioni dei presbiteri e dei diaconi, promotori della corresponsabilità nella Chiesa e dell’accoglienza di quanti cercano di compiere un itinerario di fede, evangelizzatori nelle varie situazioni ed emergenze di vita, interpreti della condizione umana nei suoi molteplici aspetti come ha ricordato nella sua relazione di ieri Nadia Toschi Vespasiani, docente di teologia morale presso l’Istituto superiore di Scienze religiose della Toscana.