Come ogni anno, l’otto di marzo, abbiamo celebrato la giornata internazionale dei diritti della donna; festa che, oltre di memoria, dovrebbe essere anche d’impegno sociale e culturale, affinché donne e uomini abbiano gli stessi diritti, senza più le prevaricazioni del cosiddetto patriarcato. La nostra storia, recente e passata, ha purtroppo di solito messo la donna in una condizione minoritaria, specie in ambito sociale, rispetto all’uomo. Molti i fattori che vi hanno contributo. A iniziare dalla religione. Basti ricordare le inquisizioni e la caccia alle streghe. Poi certa mentalità e cultura, che si è riflessa ovunque. Corrado Alvaro, in un suo romanzo, racconta che, in collegio, gli insegnavano che la donna era un vaso d’impurità. Argomenti che pochi ricordano, ma che bene mettono in luce quanto la religione, con i suoi precetti, abbia frainteso, o male interpretato la parola di Cristo, forse l’unico, vero femminista della storia. Infatti, la prima persona cui rivela l’identità di Redentore, fu la Samaritana, signora di costumi assai disinvolti. Poi lo vediamo salvare un’adultera dalla lapidazione. Ultima, resuscitato, e non riconosciuto, si presenta alla Maddalena. Ma non solo queste le donne cui Cristo dialoga e si manifesta. Ciò per dire quanto storia e cultura, nel susseguirsi dei secoli, abbiano fatto assai poco per dare alle donne gli stessi diritti degli uomini. Molti dei quali, dal canto loro, continuano a sentirsi superiori, se non padroni. Non resta quindi che da lavorare, e sperare, tramite scuola e cultura, in un’evoluzione che modifichi l’etica del rapporto uomo donna.
CronacaDiritti delle donne. Dai tempi di Cristo