Paolo Pacini
Cronaca

Esplosione di gas a Torre, in 15 verso il processo. La Procura ha chiuso l’inchiesta

Persero la vita 3 persone. Avvisi di chiusura indagini per 15 dei 42 indagati originari: archiviate le altre posizioni. I nodi dell’accusa: errori nella posa della tubatura nel 1993 e una valvola aperta nel 2022

Lucca, 20 settembre 2024 – Sono 15 gli indagati per i quali la Procura si appresta a chiedere il processo in relazione alla tragica esplosione di gas a Torre del 27 ottobre 2022, costata la vita a tre persone: Luca Franceschi, 69 anni, la compagna Lyudmyla Perets di 44 e la 26enne Debora Pierini, che pure riuscì a dare alla luce con un miracoloso cesareo di emergenza il piccolo Dante. Nello spaventoso scoppio rimasero leggermente feriti anche due operai che passavano a bordo di un autocarro.

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incendio torre - ott 2022 - lucca

Il pm Antonio Mariotti, com’era prevedibile, ha stralciato e procederà all’archiviazione per la maggior parte delle 42 persone finite inizialmente sotto inchiesta, notificando agli altri l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. I reati contestati ai 15, a vario titolo, vanno dal triplice omicidio colposo, al crollo, all’incendio, al danneggiamento colposo, alle lesioni.

Gli avvisi appena notificati riguardano: l’ingegnere Paolo Del Debbio, direttore tecnico della Del Debbio Spa esecutrice dei lavori; Maurizio Lazzari, geometra della Del Debbio addetto ai cantieri; Piero Brocchini, ex direttore di Gesam; Riccardo Mazzoni, ex direttore tecnico dei lavori Gesam; il commercialista Ugo Fava, presidente e poi amministratore delegato di Gesam Reti Spa; l’ingegnere Stefano Volpi, direttore tecnico ufficio Reti e impianti di Gesam Reti Spa; l’ingegner Stefano Braconi, responsabile ufficio Reti e impianti Gesam Reti Spa; l’ingegnere Alessio Dinelli, responsabile ufficio Reti e impianti Gesam Reti Spa dal 2001; Nicola Pieri, geometra supervisionatore Gesam reti Spa; Federica Cherici, presidente Cda e amministratore delegato di Celfa Srl; Luca Gelli, geometra consigliere e e responsabile tecnico di Celfa Srl; l’ingegnere Gregorio Mariano, procuratore speciale di Celfa Srl; Elisabetta Giannecchini, procuratrice speciale di Celfa Srl; Ottavio Castelli, geometra supervisionatore di Celfa Srl.

Le condotte contestate, a seconda delle specifiche responsabilità individuate dalla Procura, si riferiscono a due momenti ben precisi: i lavori di posa in opera delle tubazioni del gas metano effettuate da Gesam vicino all’immobile di Torre nella primavera del 1993; gli interventi del 13 ottobre 2022 per allacciare l’abitazione privata poi saltata in aria due settimane dopo.

I punti chiave dell’accusa, che dovranno poi essere valutati nel processo, sono basati sulle relazioni dei consulenti tecnici nominati dal Gip Alessandro Trinci (gli ingegneri Marcello Mossa Verre, Francesca Andreis e Andrea Villani e il professor Marco Ormellese del Politecnico di Milano), nonché sul rapporto dei vigili del fuoco e del dipartimento di prevenzione della Asl.

Il pm Antonio Mariotti, seguendo le relazioni dei consulenti del gip, punta i riflettori in primis sul posizionamento della tubatura del metano eseguito nel 1993 dalla ditta Del Debbio per conto di Gesam. Venne installata in modo corretto durante la posa? Secondo la Procura la tubatura interrata (che correva sotto la preesistente rete fognaria) non venne correttamente protetta per evitare la corrosione dovuta poi al tempo e all’acqua, né furono previsti opportuni sfiati. Di certo quel tratto di tubatura nell’ottobre 2022 presentava una fessurazione nella guaina e nel metallo, da cui è fuoriuscito il gas che ha causato l’esplosione.

Il secondo nodo dell’inchiesta è quello relativo ai lavori di allaccio dell’utenza privata di Torre alla rete del gas. Secondo i consulenti della giudice, la valvola di intercettazione del metano posizionata sottostrada era stata lasciata aperta fin dal 13 ottobre 2022 da parte di operatori Celfa intervenuti sotto il controllo di Gesam. Per il pm non sarebbero state seguite tutte le necessarie misure per evitare fughe ed esplosione di gas in presenza di un’incompleta installazione dell’allaccio con l’utenza privata. Quel triste giorno, tra l’altro, a causa del calo delle temperature autunnali, Gesam dovette raddoppiare la pressione del gas nelle tubature della zona, aumentando quindi (pur senza alcuna colpa) gli effetti della fuga di gas.

Secondo Esplo, quella mattina il metano (anche per questa aumentata pressione in rete) era infatti fuoriuscito dalla fessura della tubatura interrata ed era risalito in parte in superficie, invadendo la sede stradale e imboccando anche il vicino pozzetto e le condutture del sistema fognario delle due abitazioni. Un’atmosfera altamente esplosiva che a quel punto potrebbe essere stata innescata da un semplice interruttore acceso nell’abitazione oppure dal calore del motore dello stesso autocarro Nissan che in quel momento passava sulla via per Camaiore con i due operai rimasti poi feriti nell’esplosione. Chiusa l’inchiesta, la parola presto passerà al gup.