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Un quarto dell’export verso la Russia è del settore moda, soprattutto tessile (Archivio)
Lucca, 25 febbraio 2022 - Sulla crisi determinata dalla guerra dichiarata dalla Russia all’Ucraina, registriamo la pronta presa di posizione della Confindustria Toscana Nord, comprendente le aree di Lucca, Pistoia e Prato. "L’export manifatturiero verso la Russia, paese per il quale sono in corso di definizione le sanzioni europee e internazionali – si legge in una nota – vale 103,64 milioni di euro (si parla dell’area riferibile alla CTN, ndr), un quarto del totale toscano (420,84 milioni di euro); percentualmente la quota della Russia sul totale delle esportazioni sono l’1,3% per Lucca-Pistoia-Prato e l’1% per la Toscana. Ancora più esiguo l’import, con 4,29 milioni per Lucca e le altre province e 104,35 milioni per la Toscana".
Passiamo ora all’export verso la Russia. "È rappresentato per un terzo da macchinari e per un quarto da prodotti del settore moda, soprattutto tessile – prosegue Confindustria Toscana Nord –; inferiore ma rilevante (17%), la quota dei prodotti farmaceutici. L’import di prodotti manifatturieri vede al primo posto legno e prodotti in legno, carta e stampa; a seguire prodotti farmaceutici e alimentari".
E arriva l’analisi rispetto proprio all’Ucraina. "Per quanto riguarda questo Paese, verso il quale non esiste il problema sanzioni ma che la guerra colpirà inevitabilmente anche nei suoi assetti produttivi e commerciali, l’export manifatturiero dell’area Lucca, Pistoia e Prato si colloca storicamente a quote inferiori ai 20 milioni, mentre l’import è di 3 milioni".
L’analisi dell’evento bellico, è affidata al presidente Daniele Matteini: "La guerra Russia-Ucraina avrà effetti limitati sull’interscambio commerciale del manifatturiero della nostra area con questi paesi, dato che è già oggi molto esiguo; ciò non significa che per alcune singole imprese che hanno in questi paesi loro riferimenti importanti, non possano innescarsi difficoltà anche gravi: ma non è in questo aspetto che consiste il problema principale legato al conflitto". Da parte di Matteini, l’auspicio è quello "che non si estenda anche in altri paesi" ma che indubbiamente "si tratta di un elemento di grave perturbazione degli assetti politico-economici internazionali, oltre che, prima di ogni altra considerazione, di un evento gravissimo sul piano umano".
Ma quali sono gli elementi che preoccupano di più gli industriali? "Soprattutto le forniture di gas metano – sottolinea il presidente Matteini – perché quasi il 40% di quello che arriva in Italia proviene dalla Russia; il gas aveva già registrato negli ultimi mesi impennate particolarmente rovinose per il nostro paese, che dal metano dipende anche per la generazione di energia elettrica". Matteini, tra l’altro, teme che "con questa guerra, il blocco del Nord Stream 2 e le sanzioni alla Russia potrebbero determinare inasprimenti dai risvolti gravissimi".
Confindustria, chiude registrando, da parte dell’Unione europea nei giorni scorsi "sono state fornite rassicurazioni circa una più accentuata diversificazione delle fonti di approvvigionamento: paesi diversi dalla Russia e ricorso al gas naturale liquefatto, dovrebbero assicurare disponibilità, ma per quanto riguarda i prezzi è verosimile che la situazione, già pesante, peggiori ancora". Questo, purtroppo, non riguarderebbe solo il gas: "Già oggi il petrolio sta toccando quotazioni elevatissime – chiosa Matteini –: se il conflitto dovesse prolungarsi, sarà indispensabile un rapido e radicale ridisegno delle politiche energetiche nazionali ed europee, con forti spinte alla produzione interna e al ricorso ad altre fonti, rinnovabili e non".
Maurizio Guccione