REDAZIONE LUCCA

Femminicidio, chiusa l’inchiesta “E’ stato un delitto premeditato“

Per l’uccisione di Maria Batista Ferreira a Fornaci, il pm si appresta a chiedere il processo in Corte d’Assise. Il marito Vittorio Pescaglini la massacrò in strada con un grosso pugnale preso appositamente a casa .

Maria Batista Ferreira, di 51 anni, massacrata a Fornaci il 26 febbraio scorso a coltellate dal marito Vittorio Pescaglini, arrestato dai carabinieri e reo confesso

Maria Batista Ferreira, di 51 anni, massacrata a Fornaci il 26 febbraio scorso a coltellate dal marito Vittorio Pescaglini, arrestato dai carabinieri e reo confesso

La Procura ha chiuso l’inchiesta sull’atroce femminicidio di Fornaci di Barga del 26 febbraio scorso in cui perse la vita la povera Maria Batista Ferreira, brasiliana di 51 anni, massacrata in strada con numerose coltellate dal marito Vittorio Pescaglini, 56 anni di Fabbriche di Vallico. Il pm Paola Rizzo contesta all’uomo l’omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e dal vincolo familiare, oltre al porto abusivo di arma da taglio. Per Pescaglini, ancora in carcere, si profila nei prossimi mesi un processo in Corte d’Assise a Lucca che potrebbe anche sfociare nell’ergastolo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quel tragico pomeriggio l’uomo tese una vera trappola alla moglie dalla quale era separato di fatto da qualche tempo. “Vieni fuori dall’hotel e ti do i 3000 euro che mi hai chiesto...“. Ma invece dei soldi passò da casa a prendere un micidiale pugnale con una lama di oltre 20 centimetri e appena la ebbe a portata di mano, davanti all’hotel Gorizia di Fornaci, si avventò come una furia sulla povera Maria Batista Ferreira. Lei accennò un tentativo di difesa, ma venne sopraffatta quasi subito. Nessuna possibilità di scampo. Morì lì sull’asfalto.

A far scattare il proposito omicida, secondo le indagini dei carabinieri, fu un messaggio che la donna aveva inviato il giorno prima al coniuge in cui diceva di non voler più firmare la separazione. La coppia – che si era sposata nel 2004 a Fabbriche di Vallico – doveva firmare l’accordo consensuale martedì 27 febbraio (il giorno dopo il delitto), ma lei ci aveva ripensato: temeva di perdere i diritti sulla casa e la cittadinanza, con il rischio di doversene tornare in Brasile, dove vive la figlia avuta da una precedente relazione. Lui invece voleva chiudere per sempre quel capitolo della sua vita e non voleva cedere a richieste di soldi.

La Procura ha fatto esaminare a fondo anche i cellulari sequestrati alla coppia, proprio per chiarire meglio gli ultimi messaggi che si erano scambiati, alla ricerca anche di eventuali precedenti minacce o testimonianze di violenza. Non sarebbe emerso molto, se non questa improvvisa decisione della donna di cambiare gli accordi della separazione e la proposta di lui di incontrarsi per consegnarle una busta di denaro.

Il nodo cruciale per valutare la premeditazione è proprio qui. Non c’è traccia di quei 3000 euro promessi alla donna, che erano solo un’esca. C’è invece il grosso e micidiale pugnale usato per ucciderla che Pescaglini sarebbe andato a prendere appositamente a casa prima dell’ultimo fatale appuntamento. Lui nega di aver programmato il delitto, ma la parola passerà presto ai giudici.

Paolo Pacini