di Francesco Meucci
Lucca
Presidente, a che punto siamo.
“Siamo all’inizio di una nuova stagione per la Fondazione Ragghianti. Domani andiamo ad aprire la mostra ‘Pensiero video’, a cura di Andreina Di Brino, che indaga le relazioni tra la progettualità grafica e le arti elettroniche come la videoarte, le videoinstallazioni… Saranno esposte opere di alcuni tra i più grandi artisti mondiali viventi, da Bill Viola a William Kentridge”.
E nel 2024?
“Stiamo lavorando alle attività del prossimo anno. Avremo ben tre mostre: una da metà febbraio a Pasquetta, l’altra a cavallo tra la primavera e l’estate e una in autunno. Ovviamente adesso non è il caso di anticipare molto, ma, non appena potremo, daremo tutti i dettagli”.
Non solo mostre, però...
“La Fondazione anche in questi anni ha continuato a svolgere un ruolo importante, direi centrale, per lo sviluppo delle attività culturali non soltanto della città di Lucca, ma di tutta l’area della Toscana nord-ovest”.
La Fondazione com’è cambiata in questi anni?
“La Fondazione si è evoluta molto negli ultimi anni, perché ha rilanciato con grande intensità, in modo deciso, la propria attività espositiva ed editoriale, che sono aumentate esponenzialmente. In particolare, nel 2018, sono state importantissime l’acquisizione e la ripresa delle pubblicazioni della rivista semestrale "Critica d’Arte", che, ricordiamo, fu fondata nel 1935 proprio dal lucchese Carlo Ludovico Ragghianti”.
Quante altre pubblicazioni avete?
“Realizziamo cataloghi e libri (per esempio è appena uscita l’edizione del carteggio fra Ragghianti e Ugo La Malfa) e, una volta all’anno, diamo alle stampa la rivista ‘Luk‘, la cui scientificità è riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che riprende e approfondisce le attività svolte dalla Fondazione, con un occhio anche a quanto accade in città (una sezione si chiama appunto ‘Studi lucchesi’). D’altronde, uno dei nostri obiettivi istituzionali è quello di dare un percorso costruttivo e razionale alle attività culturali del nostro territorio”.
Con quali risultati?
“La Fondazione Ragghianti è ormai riconosciuta come una delle eccellenze culturali italiane, è questo è confermato dall’importante finanziamento triennale concesso dal Ministero della cultura. Inoltre la figura di studioso di Carlo Ludovico Ragghianti è tornata al centro dell’attenzione: per esempio, in un recente convegno a Piacenza a Palazzo Farnese, al quale è intervenuto il direttore Paolo Bolpagni, Ragghianti è stato riconosciuto come il pioniere della divulgazione dell’arte attraverso il cinema e la televisione”.
Torniamo alle origini: qual è la missione della Fondazione?
“È quella di rifarsi sempre alle figure di Carlo Ludovico Ragghianti e della moglie Licia Collobi. I quali, con il loro lavoro, operarono con uno spettro culturale amplissimo, e con il desiderio che Lucca fosse un centro d’arte internazionale. Ciò è quello cui ci ispiriamo per portare avanti il nostro lavoro, e questa è la ragione per cui Ragghianti e la moglie diedero vita alla Fondazione che porta il loro nome. Noi cerchiamo di coniugare il rigore della ricerca scientifica con un’offerta al pubblico di mostre e altre iniziative culturali che suscitino un interesse diffuso”.
E il rapporto con la città?
“La Fondazione Ragghianti è un patrimonio della città di Lucca, e noi interpretiamo il nostro come un servizio alla comunità. L’obiettivo è quello di diffondere e divulgare contenuti di alto profilo culturale al grande pubblico, proprio come accade con la mostra che s’inaugura domani, o con le seguitissime lezioni di storia dell’arte tenute dal nostro direttore. Le prossime saranno il 20 novembre e il 7 dicembre”.
E che tipo di risposte avete?
“Devo dire che negli ultimi anni abbiamo visto un crescente interesse del pubblico per le attività della Fondazione. D’altronde vogliamo essere vissuti come un luogo aperto, in cui gli scambi culturali siano incentivati, e dove gli appassionati, così come gli studiosi, possano trovare stimoli e risposte alle loro domande”.
E tutto ciò come si traduce?
“Ogni anno offriamo una o due borse di studio post-dottorato per lo studio e l’approfondimento delle figure di Carlo Ludovico Ragghianti e di Licia Collobi: due personaggi da approfondire a lungo, da valorizzare in pieno. Non dimentichiamo che nel primo dopoguerra fu proprio Ragghianti provare a rilanciare l’arte italiana all’estero con una mostra a New York, e a esporre in Toscana la collezione di Peggy Guggenheim; questo in un momento in cui l’Italia non solo era uscita sconfitta dal conflitto, ma era un Paese distrutto”.
Concludiamo con le scuole.
“Proponiamo alle scuole di ogni ordine e grado laboratori a carattere culturale e artistico. Quest’anno ne abbiamo anche due nuovi, uno su Kandinsky e uno su Galileo Chini, in occasione del 150° della nascita di quest’ultimo. C’è una parte didattica, e una in cui i ragazzi realizzano una loro opera. Devo dire che si tratta di attività che riscuotono grande successo. E anche questo dimostra l’attenzione della Fondazione verso i più giovani”.